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Ahmadinejad taglia i chador: tattica per vincere elezioni

Svolta storica in Iran: donne finalmente più libere? No, è solo un trucchetto del presidente per guadagnare consensi

Costanza Signorelli
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Per evitare di perdere consensi il governo del presidente Mahmoud Ahmadinejad è pronto anche a grandi concessioni sul fronte del regolatissimo vestiario femminile. In Iran, il tanto discusso “chador”, che deve coprire i capelli e il corpo delle donne, potrebbe ben presto scomparire grazie a una nuova linea approvata dallo stesso regime. Al suo posto, le iraniane potranno indossare cappotti sbottonati che mettono in mostra il corpo e hijab dai colori sgargianti che celano a malapena il capo. I nuovi modelli sono stati presentati con tanto di mostra e manichini, come se si trattasse di una linea di una boutique parigina. Le donne sono entusiaste e sperano che questo sia un segno di apertura del regime. Ma, dall'altra parte, si scatenano le autorità religiose che gridano allo scandalo. Come spiega il Washington Post, gli ayatollah protestano e ricordano i principi dell'Islam, secondo cui serve una grande moralità in pubblico. Ma la loro sembra proprio una battaglia persa, da tempo. Sempre più ragazze indossano abiti occidentali e arrivano perfino a tingersi di biondo platino, giocando sul sottile filo di ciò che è lecito e ciò che non lo è. Centinaia di loro ogni anno vengono incarcerate per avere l'hijab fuori posto o per non aver obbedito al codice di abbigliamento. Ma la loro rivoluzione personale e silenziosa contro le autorità passa anche dal vestiario. Ahmadinejad non può ignorare queste richieste soprattutto se si considera che la società iraniana è composta per il 70% da giovani under 35. Ed ecco quindi l'idea di questa mostra-concorso, organizzata dal ministero della Cultura, con la scusa di premiare l'abito più “islamico”. C'è ben poco di ortodosso in quelle giacche dai colori accesi, nei pantaloni coperti da un elegante kaftano o in una mantella di velluto blu tagliata sopra il ginocchio, lontana un abisso dall'abito nero che l'avvolge. Zahra Ranjbar è l'organizzatrice dell'evento e spiega, in modo molto diplomatico, gli scopi dell'iniziativa voluta dal governo. «Vogliamo mettere dei codici sugli abiti approvati ufficialmente dal governo e fornire un permesso scritto alle donne che decideranno di indossarli in modo da impedire che siano arrestate», sottolinea la Ranjbar. «Stiamo facendo questo per la gente, per proteggerla», aggiunge.  In realtà è la sfida di un regime che vuole mettere nero su bianco le sue regole, con tanto di “patente” per i vestiti, e così sfidare l'autorità religiosa. Non si fermano qui le tante discrepanze nella società iraniana. La Repubblica Islamica è ad esempio all'avanguardia nelle operazioni per il cambiamento di sesso da quando il suo fondatore, Imam Khomeini, firmò negli anni Ottanta una “fatwa” che le rendeva legali. Dalla rivoluzione del 1979 sono state ufficialmente 4 mila le operazioni effettuate. Non deve quindi meravigliare più di tanto la mossa del presidente Ahmadinejad in vista delle elezioni di marzo 2012. di Alessandro Carlini

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