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Il Corriere pizzica il premier: sarà mica comunista?

Finita la luna di miele, Alesina e Giavazzi picconano il prof: "Non c'è crescita e nemmeno equità. Puniti gli onesti". Ecco l'agenda

Giulio Bucchi
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Da bella promessa a solito comunista. Parafrasando Arbasino, si potrebbe descrivere così la parabola di Mario Monti visto dal Corriere della Sera. Era il tardo autunno, e da via Solferino si levavano scudi a favore del professore e non passava giorno senza una spallatina al governo di Silvio Berlusconi. Quindi il cambio a Palazzo Chigi, lo spumante invadeva le redazioni ma con sobrietà, perché il momento era difficile. La luna di miele però passa in fretta, ma questa volta la sobrietà non c'entra. C'entrano, piuttosto, le tasse cui ricorre sempre più massicciamente il governo dei tecnici. Cinquanta tonde tonde, come scrive Libero in edicola oggi, lunedì 2 gennaio. Crescita e equità zero - Troppe, anche per chi come il Corriere ha sempre sostenuto la causa del risanamento e dell'equilibrio dei conti. D'altronde, bisogna dargliene atto, gli economisti Alberto Alesina e Francesco Giavazzi da settimane stanno tirando la giacchetta al prof: più crescita, serve più crescita, dov'è la crescita? Insomma, ai guru di via Solferino la manovra non è piaciuta molto. E nemmeno la fase 2, la cosiddetta fase "cresci Italia" cambia il giudizio. Anzi. Nel fondo di oggi, Alesina e Giavazzi mettono in luce come "su cosa sia l'equità, c'è molta confusione". Nel governo, innanzitutto, e non è un caso che l'indice di fiducia delle famiglie a dicembre sia calato del 4,7%, minimi dall'inverno 2008 e ben al di sotto di quanto non fosse al momento della formazione di questo governo tecnico. Facile capire perché: pressione fiscale al 45%, il massimo storico. Il governo ha scelto di procedere contro la ricchezza, prelevando soldi da chi ce li ha. Equo? No, accusano dal Corriere, perché si fa di tutta un'erba un fascio. Si colpisce, cioè, chi la ricchezza l'ha accumulata lavorando nelle regole, rischiando in prima persona, sacrificandosi. Si colpiscono famiglie e imprese, molto meno chi evade e ha evaso. Il rischio è che imprenditori e capitali andranno altrove, insieme ai posti di lavoro. E addio crescita. L'agenda del Corriere - Alesina e Giavazzi provano a dettare l'agenda a Monti, proclamato liberalista convinto ma che finora è andato in direzione opposta. Il premier dovrebbe trovare il coraggio di rivedere l'articolo 18, al di là delle minacce della Cgil. Servono retribuzioni meno legate all'anzianità e più alla produttività, di fatto tutto quello che non vogliono i sindacati. E ancora, occorre tagliare i sussidi statali alle imprese improduttive, riducendo così il cuneo fiscale, facilitare assunzioni e licenziamenti, dare la possibilità alle aziende di detrarre dal reddito una quota delle spese e riaprire la strada alle privatizzazioni. Così, dopo i conti in ordine, si potrà tornare a crescere. Era il programma con cui si era presentato alle Camere Monti, rimasto in gran parte lettera morta. Per diventare venerato maestro, la strada si fa lunga.

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