I cuccioli sono giocherelloni: fino a 3 anni come i bambini

Giulio Bucchi

Anche gli animali giocano, come i bambini. Capita soprattutto  nei mammiferi e  negli uccelli. Le lontre di fiume lo fanno, per finta, tutto l’anno: lottano. I macachi del Giappone invece adorano tirarsi palle di neve. Le madri di stambecco scalciano i piccoli più pigri, per incoraggiarli a tenere dei rapporti sociali tra simili. Per entrare in società. Per corteggiare. E perché giocando si impara a conoscere chi comanda e comanderà in futuro. Chi possiede un cane sa bene che Fido gioca coi colori e si trastulla volentieri con palline e sonagli ma la sua gamma di tinte si riduce a due: indaco e giallo. Che dire dei gatti? C’è chi rimane incantato nel vedere i mici rincorrere una pallina. In fondo si allenano a cacciare le loro prede. Vero è che giocando si impara: i passerotti, per esempio, hanno a che fare coi rami fin da piccoli, dovendo cimentarsi nella costruzione del nido. Anche la tigre siberiana e gli scimpanzé  non disdegnano qualche svago con bastoni improvvisati. Arrivando, nel caso delle scimmie, a stanare le termiti dai buchi usando dei legnetti. I più instancabili sono i Kea, grandi pappagalli della Nuova Zelanda, capaci di trascorrere intere giornata a far ruzzolare pietre in pozze d’acqua o a lanciarsele. Giocare al tiro alla fune con pezzi di liana o a fare a spintoni col compagno, costringendolo giù da qualche masso. Infatti, per qualcuno il divertimento costa caro: la vita. Basta pensare all’85 per cento delle otarie sudamericane uccise mentre giocano, anche se le attività ludiche rappresentano solo il 6 per cento della loro giornata. In fondo, non tutti i giochi sono uguali. Motorio, predatorio, con oggetti e sociale, in genere passatempo prediletto dai maschi, spesso crescendo molte specie abbandonano qualsiasi velleità ludica. Capita ai cavalli, animali particolarmente burloni. Da settimane, stanno facendo il giro del web le immagini di due panda che giocano nella neve. I protagonisti si chiamano Hua’ao e Qingfeng e sono al Nanshan Park di Yantai, in Cina, dove sono stati trasferiti solo di recente. Che dire del Pogona? Una lucertola detta “drago barbuto” campione di And Crusher. Un gioco per smartphone costato molto caro al proprietario di un rospo (Bullfrog Africano), noto predatore, che ha finito per mangiarsi il telefonino. D’altronde mangiare e dormire sono attività fondamentali per gli esseri viventi. Secondo gli scienziati però tra le attività necessarie allo sviluppo c’è anche il gioco. Parola di due ricercatrici pisane che, prendendo in esame il comportamento ludico delle grandi antropomorfe della specie Pan troglodytes, hanno rilevato somiglianze tra i cuccioli di scimmia e i bambini. In particolare, Elisabetta Palagi e Giada Cordoni, del Museo di Storia Naturale e del Territorio dell’Università di Pisa, in collaborazione con l’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr (Roma), hanno notato che il gioco solitario e il gioco sociale seguono due traiettorie ontogenetiche differenti: mentre il primo mostra un picco di frequenza (tra coetanei) durante l’infanzia, il secondo mantiene livelli pressoché costanti in tutta la fase immatura. Anche se per comunicare, secondo uno studio pubblicato su Current Biology, gli scimpanzé modificano il loro comportamento ludico tenendo conto di chi li ascolta: il motivo? Sono sensibili all’audience. di Roberta Maresci