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Immigrati? Ci costano 35 mld all'anno. La metà colf in nero

Oneto: la presenza degli stranieri regolare e irregolare ci costa una cifra impressionante. E per salvare l'Italia paghiamo solo noi

Lucia Esposito
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È piuttosto chiaro che il governo vuole «salvare l'Italia» senza tagliare un centesimo di privilegi né di spese inutili, ma aumentando le tasse. Una delle poche voci  della rapina che non riguardavano il Pantalone italiano (e padano in particolare)  era l'aumento della tassa per il permesso di soggiorno degli stranieri. Toglierlo è normale per chi non vuole toccare nessuna delle grandi voci di spesa. L'immigrazione è una di queste: lungi dall'essere la gioconda risorsa di cui raccontano tante anime eque e solidali, l'ambaradan della presenza di stranieri regolari e irregolari costa ai cittadini italiani una cifra impressionante, che nei calcoli più prudenti si avvicina ai 35 miliardi di Euro l'anno. In realtà essa può essere molto maggiore per due ragioni. La prima per la «Legge di Murphy all'italiana»,  secondo la quale se una spesa pubblica ha qualche possibilità di sforare il preventivato e crescere, lo farà sicuramente in maniera abnorme. La seconda perché, fra le vaghezze e i pressappochismi della Repubblica, c'è la più totale confusione sui numeri dell'immigrazione: nessuno davvero sa quanti siano gli stranieri in Italia, né cosa facciano e di che campino. È molto vago e fluttuante il numero dei regolari, è un mistero  (doloroso per la quasi totalità dei cittadini, gaudioso per pochi) quello dei clandestini. Si sentono sparare le cifre più fantasiose: un corale fuoco d'artificio in cui si cimentano con acrobatica disinvoltura Caritas, Acli, sindacati e patronati, devoti di Sant'Egidio e svariati altri accorati sodalizi. Chi tace sistematicamente sono proprio le strutture pubbliche pagate per dare queste informazioni: dal XV Censimento sapremo  forse quanti canarini e bidet  possieda ogni famiglia italiana,  ma continueremo a ignorare quanti siano davvero gli stranieri, quanti lavorino e paghino le tasse.  A giudicare dalle dichiarazioni dei redditi: pochini, dalla popolazione carceraria: tantissimi, da un tragitto in metropolitana: troppi. Eppure ci continuano a raccontare che senza di loro la nostra economia andrebbe a rotoli (cosa che sta succedendo comunque), che l'Inps non saprebbe come pagare le nostre pensioni e che nessuno si occuperebbe dei nostri anziani. Proprio le badanti sono diventate il più sacro feticcio del patriottismo postmoderno, le vere insostituibili colonne della nostra senescente società. Proprio il loro numero è il più misterioso di tutti: c'è chi dice un milione e mezzo, chi altro. Nel 2009 erano registrate circa 600mila colf e badanti, per tre quarti foreste. Dalla regolarizzazione se ne attendeva una valanga: solo 275 mila lo hanno fatto e neppure in forma permanente. Insomma una bella fetta lavora in nero e se ne impippa di tasse e accise. Però i soldi - pochi o tanti - li guadagna e ne spedisce un bel po' al paesello: 6miliardi e 385 milioni nel 2010 per vie regolari e almeno altrettanti di sfroso.  Irregolari e furbacchioni non pagano tasse ma ricevono assistenza e cure mediche: tutto sulle spalle di gente che per prelevare la pensione deve aprire un conto corrente e che - se sbaglia una virgola sul 730 -  si becca multe e pignoramenti.Ha ragione il ministro Riccardi: gli stranieri non devono pagare un ghello neppure per la tassa di soggiorno.  Devono pagare solo i cittadini italiani, meglio se poco abbienti e padani. Per andare in paradiso ci si deve spogliare di tutto per dare agli altri.  Monti e Riccardi spogliano noi per andare nel paradiso dei cieli. In quello in terra ci sono già. di Gilberto Oneto

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