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Siria, Bashar non si dimette: "C'è un complotto straniero"

Il presidente in diretta tv: "Attacco mediatico dall'Occidente. La repressione è cicatrice nel mio cuore, ma io sto col popolo"

Giulio Bucchi
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Contro la Siria è in atto un "complotto mediatico internazionale". Il presidente Bashar al-Assad, l'uomo che da mesi sta reprimendo nel sangue le proteste a Damasco, sintetizza così la situazione del suo paese nell'atteso discorso in diretta tv ad Al Jazeera. "Ci sono state 60 televisioni nel mondo che hanno lavorato contro di noi per dare una cattiva immagine della Siria. Abbiamo subito un attacco mediatico senza precedenti - spiega il presidente, in carica dal luglio 2000 -. Il complotto straniero contro la Siria non fa paura a nessuno". Bashar definisce "fatti spiacevoli" i sanguinosi scontri di piazza e i rastrellamenti che hanno fatto salire a migliaia di morti il bilancio degli ultimi mesi di proteste. La scia di sangue "ha lasciato una cicatrice nel mio cuore", ha sottolineato il leader siriano allontanando però ogni ipotesi di dimissioni, richieste dalle autorità arabe e internazionali. "Non sarei qui senza il sostegno del popolo, dal quale il mio ruolo non può prescindere - ha concluco -. Dico sin dal 2000 (quando salì al potere sostituendo il padre, ndr) che non sono attaccato alla poltrona. Ciò che dicono sui media contro di me è falso, se lascerò il potere lo farò per volontà del popolo".

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