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Appartamento Patroni Griffi: Spunta anche la cricca del G8

Il 'giro' è sempre lo stesso: tutto ciò che è successo prima del 10 febbraio 2010 in qualche modo si ricollega a quel clan

Andrea Tempestini
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Il “giro” è sempre lo stesso. Almeno lo è stato fino al 10 febbraio 2010, quando la Cricca del G8 è stata azzerata dai pm e dal Ros di Firenze. Tutto quello avvenuto prima di quella data, anche se viene a galla solamente adesso, in qualche modo si ricollega al clan di personaggi che risolveva i problemi (soprattutto immobiliari) della Roma che conta. Il caso dell'appartamento vista Colosseo di Filippo Patroni Griffi non fa eccezione. Il ministro per la Funzione pubblica negli anni '80 aveva ottenuto una casa dell'Inps (anomalia, per un importante magistrato, che infatti un decennio dopo finisce nello scandalo “Affittopoli”). Nel 2001, con le dismissioni dei patrimoni, l'inquilino eccellente era riuscito anche ad agganciare il diritto di prelazione per la compravendita di 109 metriquadrati al prezzo d'occasione di 170mila euro. Tra la messa in vendita e il rogito, però, erano trascorsi sette anni. Poco se si considerano i normali tempi della giustizia, ma necessario ad appianare alcuni ostacoli usciti fuori strada facendo. Pare che l'iter sia stato velocizzato dal coinvolgimento di alcuni personaggi influenti e legati al giro della Roma che conta. A perorare la causa degli inquilini dell'immobile a due passi dai Fori Imperiali è stato un avvocato d'eccezione: Carlo Malinconico. L'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Mario Monti, dimesso da meno di una settimana, dopo il ritorno dell'attenzione sulle sue vacanze da 10mila euro pagate da Francesco De Vito Piscicelli, l'imprenditore al centro dell'inchiesta sui Grandi eventi e che oggi sta denunciando tutti coloro ai quali ha elargito «favori» o «mazzette» per oltre un milione di euro.   Nell'affaire Patroni Griffi, altra coincidenza, figurano anche due tecnici che due anni fa erano finiti nelle intercettazioni dei carabinieri di Firenze per l'inchiesta sui grandi appalti del G8 e dei Mondiali di nuoto. Erano stati loro a eseguire la verifica dello stabile, che da bene di pregio era stato declassato per consentirne la svendita al ministro e altri 39 inquilini. Il “giro”, insomma, sembrerebbe essere sempre lo stesso. E adesso gli stessi magistrati romani che hanno ereditato l'inchiesta fiorentina sulla Cricca hanno preso la decisione di scavare nella vicenda del palazzo di via Monte Oppio 12. Che ci sia qualche anomalia, del resto, lo scrivono anche alcuni giudici amministrativi. La Repubblica di ieri riportava la mailing list riservata: «Come sono rapidi al Tar del Lazio», scrive un giudice riferendosi alla sentenza di primo grado 7696 del 2004. E aggiunge: «Poi però sono andato a controllare e, stranamente, risulta che in quella stessa data sono sono stati decisi ricorsi molto più vecchi (di 7 o 8 anni)». Nella corrispondenza telematica si legge stupore anche per la decisione, in secondo grado, del Consiglio di Stato, di cui all'epoca  Patroni Griffi era presidente di sezione (per la discussione del caso dell'immobile al Colosseo si era astenuto). «La sentenza  è la 5961/2005», si legge, «solo pochi mesi dopo la proposizione. Solo che anche in questa circostanza sono stati decisi appelli molto più antichi (uno addirittura del 1996)». Il collega, quindi, nella mailing list ironizza senza filtri e chiarisce un altro dettaglio curioso della vicenda: «Dalla verifica risultò che in quel palazzo non c'erano riscaldamenti né acqua corrente diretta. E dire che abitava lì. Non avrei mai pensato che nel 2004 ci fosse un collega che vivesse in condizioni così precarie». Questo e altri dettagli saranno presto chiariti dalle verifiche del Nucleo di Pt della guardia di finanza, che da domani inizieranno gli accertamenti. Verifiche che partiranno proprio dalle sentenze (del Tar e del Consiglio di Stato) e dagli allegati che avrebbero portato i giudici a decidere di declassare il palazzo e permettere a Patroni Griffi di fare il grande affare. di Roberta Catania

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