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Monti: Chi evade dà pane avvelenato ai figli

Il premier: "In Italia liberalizzazioni difficili, più coraggio contro le corporazioni. Nel 2012 gli evasori saranno noti

Giulio Bucchi
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Liberalizzazioni e lotta agli evasori, avanti tutta. Lo annuncia Mario Monti, che in un'intervista a Radio Vaticana e all'Osservatore Romano non rinuncia ad alcune immagini forti. Nel 2012, i "soliti ignoti" che evadono e che offrono "ai propri figli un pane avvelenato" diventeranno "soliti noti". E sebbene in Italia le "liberalizzazioni sono difficili da fare" servirà "più collaborazione" per aprire il mercato "alla concorrenza" e creare una società migliore. Solo così, sottolinea il premier, potremo superare una crisi "che non nasce dall'euro" e che "non si sa quando finirà". Quel che è certo, ha detto Monti citando Papa Benedetto XVI, non bisogna rispondere "fuggendo come di fronte ai lupi, ma restando saldamente uniti". Anti-evasione - Questa mattina Monti si è recato a Londra per incontrare il premier David Cameron, mentre questo pomeriggio incontrerà la delegazione dei taxisti a Palazzo Chigi per risolvere la grana liberalizzazioni. In attesa che il governo incontri le parti sociali (la riunione è stata indetta per lunedì 23 gennaio), l'agenda del premier è fittissima. Come detto, si comincia dalla lotta all'evasione: nel 2012 "verrà dimostrato, con risultati certi, che alcuni, molti cosiddetti 'soliti ignotì diventeranno presto 'soggetti noti' dal punto di vista fiscale". Chi evade le tasse, non solo "reca danno ai cittadini", ma "offre ai propri figli un pane avvelenato" perché "li renderà cittadini di un Paese non vivibile", accusa Monti a Radio Vaticana e Osservatore Romano. Liberalizzazioni - Fare le liberalizzazioni "in Italia forse è più difficile che altrove", continua il professore, ma "ciascuno può contribuire all'interno del proprio settore ad una operazione di trasparenza contro privilegi eccessivi, per meglio garantire i giusti diritti". La ricerca è quella di una "via italiana" alle liberalizzazioni, "che valorizza e rende più solide e più genuine" le tradizioni e i valori della società nazionale, "senza addossarle ad altri nella vita sociale". Di fronte alle proteste delle categorie coinvolte, Monti prova a spiegare cosa significhi liberalizzare: "Offrire benefici, risparmi e benessere a un numero più elevato di cittadini, senza per questo compromettere l'esistenza di nessuno". Il problema è che in Italia "le tradizioni qualche volta sono diventate corporazioni, sono diventate chiusure corporative e non sempre sono state vissute come un bene di cui essere orgogliosi, ma da far circolare, per così dire, con altri beni in una società composita, che sempre più deve cambiare, si spera in armonia, perché il Paese sia competitivo". Crisi continua - Il contesto in cui si muove l'Italia è quello di una crisi di cui "nessuno è in grado oggi di stabilire quando finirà". L'importante è non fuggire come davanti ai lupi, per citare un'espressione di Papa Ratzinger. "Serve una maggiore coesione europea e serve combattere un rischio grave e cioè che l'euro , punto di arrivo, perfezionamento di un processo e pinnacolo molto audacemente innalzato sulla cattedrale dell'integrazione europea, si trasformi in un fattore di disintegrazione, di conflitto psicologico". "Pensare che la causa della crisi sia l'euro - ha aggiunto il premier - è non solo un errore economico, ma un pretesto, o peggio, un tentativo di scaricare sull'Europa problemi anche di altre realtà, che coinvolgono ulteriori realtà e ben altri interessi". Contro la crisi "serve coraggio", anche se il rischio specialmente in Italia è una disillusione nei confronti della politica, se non una vera e propria ostilità. Ecco perché è proprio Monti, un tecnico, a difendere la politica: "L'antipolitica e l'antiparlamentarismo causano danni che nel tempo possono dimostrarsi insidiosi".

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