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Un altro scivolone per i prof: Senato rinvia svuota carceri

Dopo la doppia sconfitta subita alla Camera, un nuovo intoppo per il governo di Monti. Imposto lo stop alla Severino

Andrea Tempestini
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Cambia il “ramo” - mercoledì alla Camera, ieri al Senato - ma non la sostanza: nella maggioranza che sostiene il governo si aprono le prime crepe. Se a Montecitorio erano state due mozioni a mandare sotto l'esecutivo, ieri sulla graticola è finito, a Palazzo Madama, il ben più significativo decreto svuotacarceri del ministro della Giustizia Paola Severino. Questa volta a determinare la sospensione delle discussione e il rinvio a martedì è stata una spaccatura tutta interna al centrodestra e nel Pdl in particolare. Nel partito, infatti, i “falchi”, capitanati da Nitto Palma, giudicano troppo buonista la legge che, come ha spiegato l'ex Guardasigilli, «prevede i domiciliari per i borseggiatori». Un dissenso che non si è fermato alle parole, ma che si è probabilmente trasformato in un travaso di voti - 27 i franchi tiratori - verso un emendamento soppressivo dell'articolo che prevede l'utilizzo delle camere di sicurezza - il cuore del decreto - presentato dalla Lega Nord.Il numero dei dissenzienti, favorito dal voto segreto, non è stato sufficiente per rispedire il provvedimento al mittente, ma ha allarmato il ministro Severino che ha fermato tutto e preso tempo fino a a martedì. Per il leghista Roberto Mura «la battuta d'arresto dimostra che questo provvedimento non piace nemmeno a molti senatori del Pdl». E, in effetti, è così. Non tutti, infatti, sono convinti che il Pdl debba digerire misure che convincono solamente per non spaccare la maggioranza che sostiene l'esecutivo. «Il governo Monti non riesce ad andare avanti perché ci sono due pezzi della stessa maggioranza molto diversi, e ci sono malumori nel Pdl per il sostegno a questo esecutivo sempre più connotato come di centrosinistra», sintetizza l'ex Guardasigilli leghista Roberto Castelli. Il desiderio dei “ribelli” è che sul decreto Severino il governo sia costretto a scendere a patti con l'ex maggioranza, come accaduto per le liberalizzazioni. Una manovra che, però, il Pdl ha cercato di bloccare, richiamando al rispetto della “linea” condivisa tutti gli eletti. «Non c'è nessuna spaccatura nel Pdl. Siamo favorevoli al provvedimento e a dare una formulazione migliorativa», assicurava infatti in serata Nitto Palma. Ma lo stop al Senato, il “ramo” del parlamento nel quale il centrodestra ha sempre avuto una maggioranza solida e compatta, sembra ai più la punta dell'iceberg. «La verità», sintetizza un alto dirigente azzurro, «è che la luna di miele col governo è finita». E a farne le spese è stato un ministro, quello della Giustizia, fino ad ora tra i più apprezzati nel centrodestra. di Paolo Emilio Russo

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