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Bagnasco, la voce del Fisco: "Se Chiesa evade fa peccato"

Il presidente Cei avverte lo Stato: "Sull'Ici non chiediamo privilegi né nascondiamo storture, trattateci come le associazioni no profit"

Giulio Bucchi
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A evadere le tasse si fa peccato, soprattutto se chi evade è la Chiesa. A ricordarlo è il cardinale Angelo Bagnasco e mai parole furono più intonate al momento. Mentre la Guardia di Finanza ha reso noti gli spaventosi numeri dell'evasione fiscale in Italia nel 2011, il monsignore ha aperto i lavoro del consiglio episcopale permanente con parole forti: "Se la chiesa evade le tasse fa peccato", un monito prima pratico che morale. Perché il tema dell'Ici e delle tasse sulle proprietà ecclesiastiche è caldissimo. A questo proposito, il presidente della Cei ha sottolineato: "Non chiediamo privilegi, né che si chiuda un occhio su storture o manchevolezze. Sappiamo che il bene va fatto bene, senza ostentazioni o secondi fini, senza cercare alibi, auto-remunerazioni o auto-esenzioni, nell'umile esemplarità della propria esistenza e con la trasparenza delle opere". "Ho già avuto modo di precisare che - ha aggiunto - per quanto concerne l'Ici, la Chiesa in Italia non chiede trattamenti particolari, ma semplicemente di aver applicate a sè, per gli immobili utilizzati per servizi, le norme che regolano il no profit". "I Comuni vigilino, e noi per la nostra parte lo faremo, ha rilevato Bagnasco concludendo: "Ci piacerebbe solo non si investissero tempo e risorse in polemiche che, se pur accettiamo in spirito di mortificazione, finiscono per far sorgere sospetti inutili e, in ultima istanza, infirmare il diritto dei poveri di potersi fidare di chi li aiuta".

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