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IlTrota Bossi Junior scopre capacità divinatorie "Io non c'ero, ma i fischi non erano per papà"

La teoria di Renzo sulla contestazione: "Colpa di immagini e video tv fuori sincrono. I nostri militanti ce l'avevano con Monti"

Matteo Legnani
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 Domenica a Milano, sul palco di piazza Duomo, lui non c'era. Papà Umberto, come invece era capitato in altre occasioni, non l'ha voluto al suo fianco. I malevoli dicono che il Senatur, in queste settimane di tempesta perfetta all'interno del Carroccio, abbia scelto di tenerlo defilato e di farlo parlare il meno possibile. Lui, però, oggi non è riuscito a trattenersi. E nelll'anticamera del Consiglio regionale della Lombardia, dove siede ormai da un anno e mezzo, ha sbottato: "I fischi dei militanti? Erano rivolti a Monti  e al suo governo, non a mio padre" dice Renzo Bossi in versione indovino. E a chi gli fa notare che le immagini televisive non lasciano spazio a dubbi, il Trota replica dicendo che "le immagini e l'audio non erano in sincrono. Per questo, i fischi sembravano rivolti a papà". Chissà se, anche in questo caso, c'entra quel "complotto dei media" di cui quelli del cosiddetto "cerchio magico" sostengono di essere vittime. Questione di poltrone - Bossi junior non si è fermato a fischi e teorie complottiste: l'ha messa anche sulla politica. E a chi gli chiedeva lumi sulla minaccia del padre di staccare la spina a Foermigoni se il Pdl proseguirà nel sostegno al governo Monti, il Trota ha risposto senza tradire dubbi: "Certo, se noi togliessimo il sostegno a Formigoni in Lombardia, il rischio è che il Pdl faccia lo stesso in Veneto e Piemonte coi nostri governatori Zaia e Cota". Insomma, che l'intero equilibrio politico del Nord, saldamente centrato sul centrodestra, vada a carte quarantotto. "Ma - ribatte Renzo Bossi - noi seguiremo comunque le scelte del segretario federale (alias, suo padre, ndr). Non abbiamo paura di lasciare le poltrone, nè qui in Lombardia nè in Piemonte o in Veneto". Già. Ma chi ha parlato di poltrone?  

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