Mussolini e l'amante tedesca per sostituire Claretta Petacci

Giulio Bucchi

Mussolini ebbe una giovane amante tedesca. La notizia che il Duce possa aver stretto tra le sue possenti e maschie braccia una valchiria bionda balza da una corrispondenza diplomatica inedita  trovata  al Public Record Office di Londra,  sede degli archivi nazionali britannici. Si tratta di una nota riservata che, il 5 gennaio 1939, l’ambasciatore inglese a Parigi, sir Eric Phipps, manda a Edward Ingram, funzionario del Foreign Office. Il succo della comunicazione è questo: l’amante fissa di Mussolini, l’assillante Clara Petacci, è troppo stressante per il dittatore, che ha deciso di passare a una più riposante ragazza teutonica. Phipps, che fino all’inizio del 1938 era stato ambasciatore a Berlino, afferma di aver raccolto l’indiscrezione da Alexis Léger, segretario permanente del Quai d’Orsay, il ministero degli Esteri francese. Questi gli avrebbe spiegato che «l’ostinata signora» (in inglese «Pertinacious Lady», definizione in assonanza con il nome Petacci) sarebbe stata «accantonata dal Duce in favore di una placida tedesca». La Pertinace Signora, prosegue la missiva diplomatica, avrebbe infatti generato ansietà tra i medici di Mussolini, avendo messo a dura prova i nervi già molto tesi del dittatore. Phipps registra inoltre che tale preoccupazione è condivisa dallo stesso Vaticano, che si sarebbe «messo all’opera per rimpiazzarla [la Petacci, ndr] con l’attuale donna, più rilassante sia da un punto di vista fisico che mentale». Il diplomatico chiosa con ironia: «Il che è divertente in quanto la Numero Uno [la Petacci, ndr] è figlia di un medico del Vaticano, e avrebbe dovuto essere meglio istruita». Il nodo del contendere è tutto politico: si teme infatti, tanto a Londra quanto a Parigi, che una donna con le caratteristiche di Claretta Petacci, emotivamente instabile, possa far degenerare l’equilibrio di Mussolini, inducendolo a compiere colpi di testa, in un momento assai impegnativo e delicato per le sorti del mondo. Siamo infatti nel 1939, anno che vedrà incrinarsi la pace europea, con lo scoppio di un nuovo conflitto. Che una donna tedesca potesse distendere i nervi scossi del Duce, sollevandolo dalle influenze nefaste della Petacci, suona abbastanza curioso, perché dal carteggio diplomatico non emerge l’ipotesi che la bionda teutonica potesse essere una spia nazista. Senza per questo indulgere alla tentazione di fare della fantastoria, il gioco di Hitler potrebbe essere stato quello di irretire Benito sfruttando la sua ben nota bulimia sessuale. Ignoriamo se la valchiria del Duce sia veramente esistita o meno. L’indiscrezione, rimbalzata nei dispacci diplomatici, era tuttavia basata su una fonte estremamente affidabile, svelata dagli stessi documenti degli Archivi britannici, e tale da non poter essere ignorata. La gola profonda era Hubert Lagardelle. Questi, teorico del socialismo francese e discepolo di Georges Sorel, non era un personaggio qualunque: era un amico personale di Mussolini, e negli anni Trenta svolse a Roma, dalla sede dell’ambasciata di Francia a Palazzo Farnese, una sorta di missione diplomatica permanente per spianare la strada a un’intesa tra il governo di Parigi e il Duce. Lagardelle fu poi condannato ai lavori forzati a vita per aver ricoperto, a partire dal 1942, la carica di ministro del Lavoro nel governo di Vichy. Quindi, non era possibile trascurare una tale notizia, giunta da una personalità in stretto contatto con il Duce e da questi costantemente consultato. La storia dell’amante germanica di Mussolini è emersa, seppure indirettamente, nelle carte intime della Petacci, pubblicate recentemente da Rizzoli. Dai racconti di Claretta, apprendiamo che, il 24 gennaio 1939, ossia tre settimane dopo il dispaccio di Phipps al Foreign Office, Mussolini lesse a Claretta l’articolo di un giornale francese che sostanzialmente riprendeva le notizie diffuse per canali diplomatici. Nel pezzo, si forniva l’identikit della rivale della Petacci: una bionda diciannovenne, «fortemente piazzata», e meno impegnativa per la salute del Duce. Insomma, una specie di infermierona, una sinecura sentimentale. Incalzato dalla gelosia di Clara, Benito (che aveva una gran coda di paglia in proposito) si protestò del tutto innocente e senza macchia: «Questa tedesca è inesistente!», le giurò. Certo, se Mussolini fosse stato fedifrago, probabilmente non le avrebbe letto il trafiletto del giornale francese. Ma, se di leggenda si tratta, certo è tale da lasciarci più di un dubbio in proposito. Marco Antonini, 86 anni, è figlio di Hetty Marx, un’olandese che ebbe una lunga relazione con Lagardelle, dalla fine del 1932 alla tarda primavera del ’40, quando l’amico francese del Duce fu costretto a lasciare l’Italia. A lui ho domandato se conoscesse il retroscena dell’amante germanica di Benito: «Questa storia io non l’ho mai sentita prima. Ma non mi sorprenderebbe se fosse vera. Anzitutto, perché Lagardelle frequentava Mussolini e lo seguiva molto da vicino. In secondo luogo, perché i tedeschi erano maestri nell’arte di piazzare donne nel letto di chi volevano sorvegliare e condizionare. Lo fecero con Ciano e probabilmente anche con D’Annunzio». di Roberto Festorazzi