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I 50 ex An vogliono votare: rischio spaccatura nel Pdl

Alfano giura: "Con Monti senza se e senza ma". Insofferenti i frondisti, non solo ex finiani. Qualcuno minaccia la scissione

Lucia Esposito
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Illuminante. Il fatto che Silvio Berlusconi rientri a Roma solo domani e soltanto per la presentazione del libro del deputato dei Responsabili Antonio Razzi, titolo: “Le mie mani pulite”. È chiaro che l'ex presidente del Consiglio ha un chiodo fisso - i pm e l'aggressione giudiziaria di cui si sente vittima - e che tutto il resto venga in subordine. E la politica messa tra parentesi. Il partito, causa leadership berlusconiana part-time, patisce. Si divide. Il Pdl, tendenza Forza Italia, vuole scendere in piazza, a Milano, per testimoniare solidarietà al leader assediato dalle toghe. Il Pdl, lato An, sente meno questa esigenza. Semmai, se proprio deve essere organizzato un corteo, ai postmissini piacerebbe manifestare pro Silvio ma anche contro Monti.  E per chiedere il ritorno alle urne quanto prima. Un partito, due linee. Che non necessariamente condurranno al divorzio. «Non c'è nulla di vero nelle voci di scissione che riguardano il Pdl», smentisce Maurizio Gasparri intervistato da Klaus Davi. Ed è sbagliato, secondo il presidente del senatori azzurri, «classificare il dibattito nel partito in base all'appartenenza di chi lo alimenta». Basta parlare di ex questo ed ex quell'altro. Falchi non sono solo gli aennini: «Brunetta e Verdini sono stati tra quelli che hanno maggiormente criticato alcuni dei provvedimenti e alcune scelte del governo Monti». Il dissenso è trasversale.  Guarda un po', però, a capo della rivolta viene sempre additato qualcuno proveniente dal focoso rassemblement arrivato da via della Scrofa. «Io fautore della scissione?», cade dal pero Marcello De Angelis, «smentisco categoricamente. Qualcuno deve aver pensato a me perché il Secolo è molto duro con Monti». E De Angelis è il direttore del quotidiano che fu organo di An. In ogni caso,  «così non si può andare avanti, Berlusconi deve capirlo. Meglio votare adesso, mettendo in conto la sconfitta, che aspettare le urne nel 2013 ed essere spazzati via». Il deputato Pdl paventa un rovinoso ticket: «Monti al Quirinale e Passera a Palazzo Chigi. D'altronde,  gli otto miliardi in arrivo dall'Europa serviranno per finanziare la sua campagna con misure elettoralistiche mirate. Non possiamo stare a guardare».  La corrente degli “staccatori della corrente” (al governo Monti) porta al deputato marchigiano Carlo Ciccioli. Pure lui ex An. «A metà marzo», annuncia, «faremo un seminario e trarremo le conseguenze, ci sono 40-50 deputati che non sono più disponibili a sostenere i professori. Non solo An, ma anche ex Forza Italia. Monti ha messo nel mirino un presunto blocco-sociale-canaglia che tale non è. Sono tutti nostri elettori. Non possiamo continuare a farci del male così». Staccare la presa? Fabio Rampelli è per dare  più corrente ai professori. Ci vuole un colpo di defibrillatore: «Gli scettici sono più di 40-50, credo che quasi nessuno, nel Pdl, dia sostegno convinto a questo governo». Però nessuna fuga: «Bisogna incalzare i tecnici, imporre loro la linea». Al Sud l'area critica trova un nuovo punto di riferimento in Beppe Scopelliti, governatore della Calabria: «Il rischio vero è che il partito si allontani dal sentire della gente, dai suoi bisogni. Alfano deve dare una netta accelerata al rilancio e al rinnovamento nel Pdl». Pure al Nord sono sempre gli ex finiani i principali consumatori di Maalox. Loro quelli che sopportano meno la concorrenza leghista, che si fa beffe della responsabilità degli ex alleati. Allora scissione no. Ma poi partono di gomito e occhiolino: scrivilo. Tanto più ammuina si fa, più è possibile che l'uomo di Arcore si svegli e si dia una mossa ribaltando i tecnici. Nella vacatio berlusconiana, il difficile compito di tenere insieme la baracca tocca ad Angelino Alfano. Che ieri è stato deciso nell'esporre la linea del partito: appoggio al governo Monti «con meno se e meno ma». E con «più proposte». Chi ha il mal di pancia, si curi: i distinguo «hanno annacquato il  sostegno». Adesso «è  il momento di assumere una posizione più chiara  e fare le nostre proposte». A partire dalle liberalizzazioni, «un tema sul quale bisogna fare di piu». di Salvatore Dama

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