Cinquemila euro al mese ai camerieri della Camera

Lucia Esposito

Da una parte ci sono le sforbiciatine agli stipendi degli onorevoli, annunciate in pompa magna l’altro ieri. Dall’altra oltre 280 milioni di euro all’anno. Tanto costa alla Camera dei deputati mantenere l’esercito dei 1.620 dipendenti di Montecitorio. I commessi, ma non solo. Anche falegnami, idraulici, barbieri, telefonisti, baristi, guardarobieri e autisti. Tutti beneficiari di un meccanismo che li porta, nel giro di trent’anni dall’assunzione, a raggiungere in automatico uno stipendio medio di oltre 5mila euro netti al mese. Costi che fanno del Parlamento italiano il più caro d’Europa. I nostri connazionali, infatti, spendono 27,15 euro a testa per la loro “camera bassa”. Tre volte di più, confrontando i bilanci delle principali assemblee comunitarie, di quello che versano i francesi (8,11 euro); quasi sette volte di più rispetto agli inglesi (4,18 euro) e addirittura dieci volte di più degli spagnoli, che pagano 2,14 euro pro capite. Carriera sicura I dipendenti di Montecitorio, quanto ad aumenti di stipendio, sono simili ai magistrati. Nel senso che per entrambi la progressione, di carriera e di salario, è automatica. Prendiamo i lavoratori inquadrati al primo livello, i semplici “operatori tecnici” come, ad esempio, gli addetti alla rete telefonica. La paga iniziale si aggira sui 1.800 euro netti mensili. Niente paura: poi entra in funzione il meccanismo degli scatti. Ogni due anni, lo stipendio aumenta. L’incremento varia tra il 2,5 e il 5%. E non è finita qui: a favore dei dipendenti gioca anche il passaggio tra i livelli professionali. In questo caso la promozione avviene dopo il superamento delle verifiche dei “titoli”. I 1.620 dipendenti, tuttavia, possiedono anche altri vantaggi. Come quello di ricevere, al compimento del 17esimo e del 23esimo anno di servizio a Montecitorio, il cosiddetto “sessenno”. Ovvero l’assegno di anzianità elargito sulla base del 10% della paga tabellare. Per non parlare di un’indennità pensionabile pari al 2,5% delle competenze lorde dell’anno precedente. Il tutto condito da quindici mensilità, più una mezza come premio di produttività, e dalla particolarità che le retribuzioni sono onnicomprensive, ovvero includono già eventuali ore di lavoro straordinario e/o notturno. Così le maestranze tecniche di Montecitorio arrivano a incassare oltre 75mila euro netti all’anno. E se i turni di lavoro, assicurano fonti della Camera, rispecchiano quello che accade fuori dal Palazzo, con sei-otto ore di attività, la quantità è giocoforza diversa, visto che alla Camera i giorni “pieni” in una settimana sono solo tre: martedì, mercoledì e giovedì. Ruoli dirigenziali Va ancora meglio per i ruoli dirigenziali. A loro, oltre allo stipendio, è riconosciuta un’indennità di funzione: 410 euro netti mensili per l’assistente superiore; 1.198 per il consigliere caposervizio; 2.207 per il segretario generale. Il risultato sono buste paga che oscillano, dopo trent’anni di servizio, tra i 6mila e i 12mila euro netti al mese. Nel 2011, il personale ha inciso sul bilancio di Montecitorio per oltre 235 milioni di euro. Un costo che nel 2013 crescerà ancora fino a superare i 246 milioni di euro. Se a questa somma si aggiungono i contributi previdenziali a carico della Camera e gli altri oneri accessori, nel 2011 la spesa totale per i dipendenti in servizio ha superato i 283 milioni. È questo importo, più che gli stipendi dei 630 deputati, a fare della nostra “camera bassa”, come evidenziato dal think tank “Vision”, l’assemblea parlamentare più cara d’Europa. Dove «più del 40% delle risorse sono assorbite dal personale». Cara Fondazione Due sere fa Guido Crosetto, deputato del Pdl, ha punto Gianfranco Fini, presidente della Camera. I tagli di stipendio decisi dall’ufficio di presidenza di Montecitorio? Un piccolo passo avanti, ha riconosciuto l’ex sottosegretario alla Difesa, che poi però ha sfidato Fini a intervenire sulle «spese assurde come quelle della Fondazione Camera, che non è esistita per decenni e che non serve a nulla». Già, la Fondazione Camera dei deputati. Costituita nel giugno del 2003 per «realizzare una più ampia conoscenza e divulgazione dell’attività della Camera e promuoverne l’immagine», oggi è presieduta da Fausto Bertinotti. L’ex leader di Rifondazione comunista e gli altri componenti del consiglio d’amministrazione non percepiscono alcun compenso per l’attività svolta. La Fondazione, tuttavia, riceve un contributo dalla Camera di 400mila euro l’anno, ma i suoi costi superano i due milioni di euro. Bertinotti e i suoi, infatti, occupano un piano di palazzo Theodoli-Bianchelli, tra via del Parlamento e via del Corso, con relative utenze telefoniche, elettriche e di riscaldamento. In organico ci sono assistenti parlamentari e la pulizia degli ambienti è naturalmente a carico di Montecitorio. Poi c’è lo stipendio da consigliere caposervizio di Alessandro Massai, il direttore generale (circa 12mila euro netti mensili), e quello del suo staff: un documentarista e una segretaria. di Tommaso Montesano