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Prof Monti premiato a Parigi perché "molto poco italiano"

Il premier riceve un'onorificenza in Francia, lui esulta per l'accordo ragguinto a Bruxelles e ci carica di tasse

Lucia Esposito
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Ci vorrebbe il vocabolario per capire cosa fa Monti. Fiscal compact, six pack, firewall. Paolre incompresibili ai più, che tuttavia l'hanno fatto esultare per aver portato a casa un buon compromesso in Europa: tanto paghiamo noi. Ma c'è da gioire, come si è letto su alcuni giornali pro-governo. Il bello è che pure in Francia festeggiano per il super prelievo forzoso  - previsto dalle regole del fiscal compact - che rischia di mettere in ginocchio  i contribuenti italiani e di spezzare le reni ai  giovani.  Tant'è che ieri a Parigi il Prof ha ricevuto il premio “Personalità Europea del 2011” promosso dall'Annuario Professionale della Politica Francese ed Europea “Trombinoscope”. Il titolo della cerimonia era: «Mario Monti, un italiano contro natura?». Come dire, non è che il Prof non sia ben diverso dalla classica rappresentazione dell'italiano medio?  «Oggi si pretende dall'Italia che sia austera e rigorista per tornare un giorno, forse, leggera e luminosa», si legge nel documento. «Monti è l'uomo che le serve perché egli segna il ritorno, o il tentativo di ritorno, dell'Italia al cuore dell'Europa». E il premier non ha perso occasione per fare la solita predica al popolo, il suo, martoriato da tasse e controlli a raffica: «L'Italia si trova ancora in una situazione per cui può essere considerata un problema molto serio per l'euro e per la stessa eurozona». Ma, c'è sempre un ma,  «lo sforzo che stiamo facendo è quello di diventare da origine del problema a soluzione del problema». Se non ci fosse super Mario.. Incensato - Tutti lo esaltano, il salvatore della patria. Servizi fotografici su «Chi», comparsate in tutte le principali trasmissioni televisive (stasera è a «Matrix») e addirittura letterine sdolcinate sul sito del governo, pagato con i soldi di tutti contribuenti. Ecco una delle mail ”indirizzate al Presidente del Consiglio” e pubblicate su governo.it: «Lisa, una bambina di due anni e mezzo, alla domanda “che cosa hai visto in TV?”, risponde “Ho visto il nonno Mario, quello che dice le cose giuste per il futuro». Firmato: “Una coordinatrice pedagogica di una cooperativa sociale”. Ci manca solo che gli intitoliamo una via... Che poi i frutti del lavoro di Monti li stiamo ancora attendendo: anche secondo l'agenzia di rating Moody's la manovra di fine anno tutta-tasse produrrà recessione. Mentre lo spread fra Btp e Bund ha chiuso a quota 417, invece la disoccupazione ha toccato il record dal 2004. Ovvio che il capo del governo non è colpevole di tutti questi dati negativi. Però le liberalizzazioni non si capisce come possano creare «11 punti di Pil», come super Mario ha detto dalla Bignardi. Nemmeno le semplificazioni  - che scatteranno almeno fra sette mesi - rivoluzioneranno in meglio la vita degli italiani così come annunciato. Restano invece da rimborsare i crediti della Pubblica amministrazione alle imprese, circa 100 miliardi bloccati nei cassetti di Asl ed enti pubblici. «È difficile trovare una soluzione», dicono alcuni ministri. Bravi, ma i tecnici non sono loro? Tasse e solo tasse Le uniche cose certe, approvate dal governo, sono: la riforma delle pensioni e l'aumento delle tasse più pagate dagli italiani, benzina  e Iva su tutte. E fra un mesetto sarà nero su bianco anche la cessione di sovranità, firmata il 9 dicembre scorso e confermata l'altra sera da 25 capi di Stato, che tuttavia non hanno il debito come quello italiano. È il famoso fiscal compact, che prevede l'obbligatorietà per gli Stati del pareggio di bilancio. Un vincolo quasi costituzionale. E fin qua... Il problema è che i Paesi con debito pubblico oltre il 60% del Pil (e noi siamo sopra il 117%) dovranno ridurlo di un ventesimo l'anno. A conti fatti l'Italia sarà costretta a varare manovre da 45 miliardi l'anno per accontentare la Merkel. La quale, per mettere soldi veri nell'Esm, cioè l'erede del fondo salva-Stati, vuole vedere sacrifici veri e non più a parole. Monti e i suoi collaboratori sono riusciti a portare a casa delle attenuanti: prima di punire uno Stato non virtuoso bisognerà tener conto del ciclo economico, del risparmio del settore privato, del saldo primario e dell'evoluzione della spesa. La sostanza tuttavia non cambia: il fiscal compact mangia una manovra l'anno. Quindi ne serviranno altre. di Giuliano Zulin

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