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Quando Zerbi non aveva talent: cantante (coi capelli) in video

Rudy, re dei discografici italiani e giudice spietato di "Italia's got talent", nel 1991 saliva sul palco da rocker demenziale

Giulio Bucchi
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Un ragazzo come tanti. Solo che l'imberbe ventunenne in jeans e gilet si chiama Rudy Zerbi, ha un microfono per cantare, è su un palco per essere giudicato da una platea di severissimi adolescenti. Ed è ferocemente determinato a continuare. Fino al 2010 Zerbi, oggi amato giudice di Italia's Got Talent, il fortunatissimo show di Canale 5, è stato un dio per musicisti e musicanti di tutta Italia. Presidente della Sony, era l'Alfa e l'Omega, l'Onnipotente, lo Zenith della discografia con potere illimitato a cui inviare un cd anelando a una telefonata del suo staff. Rudy Zerbi, cantante (coi capelli). Il video d'annata su LiberoTv  La sua carrierona è un esempio per tutti. Partito dalle radio della costa ligure e approdato ai grandi network meneghini come Radio Italia e Radio Deejay, la sua escalation è stata lenta ma inesorabile. Direttore artistico negli anni '90 della Epic, poi un incarico prestigioso in Columbia; infine, in un balzo, tra il 2008 e il 2010, presidente e amministratore delegato di Sony, il brand discografico più grande d'Italia e forse del pianeta. Ce ne fossero di Zerbi. Ma  il glabro manager sembra aver dimenticato di aver avuto anche lui un passato da artista, quando aveva scalpo e verve creativa. Facciamo un po' di storia. Nel 1990 il nostro scanzonato ventunenne di Santa Margherita Ligure, sbarcato a Milano, mentre guadagna la pagnotta con piccoli incarichi nelle radio locali si ingegna a scrivere testi di rock demenziale, musicati poi da due oscuri personaggi trasversali non ancora (né mai in seguito) sbocciati come musicisti. Rudy adatta all'italiano, con testi surreali e ironici, persino i Beatles. I tre lavorano alacremente per quasi due anni nell'umidissima cantina del tastierista. Dopo aver inciso in studio il brano Se tu fossi un'autoradio ti amerei di più, mai pubblicato, nell'inverno del '91 si presenta loro un'occasione irripetibile: il Festival del Demenziale di Novate Milanese. Il ruspante terzetto si iscrive alla manifestazione come Thoeni e i Vigliacchi del liscio, nome con cui Rudy aveva vinto, con un'altra formazione, l'edizione precedente dello stesso concorso. Il video esclusivo di 19 minuti oggi sul sito di Libero(tv.liberoquotidiano.it) ritrae uno Zerbi inedito, magro e zazzeruto, come nessuno, se non la mamma, se lo ricorda. In quelle immagini ci sono tutte le speranze di un giovane artista che crede fortemente in se stesso e in quello che scrive. Non importa se sul palco non canta ma raglia; non importa nemmeno che i testi siano incolore, basati su un'ironia sottilissima, già debole per il tempo in cui è stata pensata; e neppure che i brani originali presentati dal gruppo siano in realtà, musicalmente, tre canzoncine da Zecchino d'Oro. La storia ha dimostrato il contrario dell'apparenza: Zerbi si è rivelato più serio come manager che come artista.  È arrivato in vetta comunque partendo da una salita diversa e difficile. Con questo video si sdogana un passato scomodo ma divertente, sperando che Rudy non ce ne voglia. Chi crede ciecamente nel suo potenziale arriva dove vuole. L'importante è non debordare nell'arroganza, che stona sempre. Ma non è il caso di Zerbi: osiamo pensare che, con la saggezza del buon padre di famiglia, prema quel tastone rosso prima di tutti solo per tagliare in tempo ogni illusione a strampalati, presuntuosi, furbi o sciatti. Schiaccia prima che sia tardi. Bonariamente. Senza livori. Che voglia espiare così i crimini contro l'umanità commessi in  gioventù come questa performance? PS. Chi scrive è l'unico incravattato del trio, alle spalle del cantante. di Gianluca Barezzi

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