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Contro la crisi, Cameron apre solo agli immigrati coi soldi

La misura del premier: Londra non accetterà più extracomunitari con un reddito inferiore ai 37 mila euro all'anno

Andrea Tempestini
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«Ci serve gente che possa recare beneficio alla Gran Bretagna, non gente che vuole solo trarre beneficio dal Regno Unito». Con queste parole il governo Cameron ha annunciato una drastica stretta di freni all'immigrazione: d'ora in poi, potranno entrare solo stranieri extra-Unione Europea che siano in grado di guadagnare un minimo di 31.000 sterline all'anno, pari a 37.000 euro. Il piano è stato dato spiegato dal ministro dell'Immigrazione Damian Green, e si basa su un rapporto stilato da un Migration Advisory Committee (Mac) di tecnici stabilito dallo stesso governo per studiare il problema, e secondo il quale per ogni 100 stranieri che arrivano, scompaiono per i cittadini britannici 23 posti di lavoro. «È stata smentita quella vecchia assunzione secondo la quale dal momento che l'immigrazione contribuisce a aumentare il Pil è una buona cosa, e dunque più immigrazione c'è e meglio è, qualunque siano le conseguenze sociali». Secondo Green, «era questa la visione del precedente governo ai suoi inizi, ed è ancora questa la visione di Tony Blair e di alcuni dei suoi ex-consiglieri». Ha però aggiunto: «Non è questa la mia visione, e neanche la visione della grande maggioranza del popolo britannico. La chiave suggerita dal lavoro della Mac è che la misura  di una politica di immigrazione di successo è data da come riesce a incrementare la ricchezza della popolazione residente». Il governo non intende procedere a base di colpi di mano, e ritiene importante costruire un «consenso nazionale» sul tema. Ma «importare dipendenza economica nello Stato è inaccettabile, e anche portare in questo Paese gente che non può giocare alcun ruolo nella vita di questo Paese è egualmente inaccettabile». L'idea è dunque che è necessario ridurre il flusso esattamente di quel 20% circa che corrisponde ai lavori che potrebbero essere fatti dai locali, lasciando quell'80% corrispondente ai bisogni dell'economia e della società. Insomma, devono entrare solo gli “immigrati buoni”: lavoratori e studenti qualificati in grado di «aumentare la qualità della vita nel Regno Unito», e disponenti di una solida rendita annuale. Da una parte, professionisti in grado di offrire al Paese un valore aggiunto. Dall'altro, giovani che siano venuto a fare nel Regno Unito i loro studi universitari, che durante questa permanenza abbiano iniziato attività imprenditoriali, e che vogliano restare per sviluppare le loro idee. «Non ci servono imprenditori a metà, e neanche lavoratori non qualificati», ha detto Green. E «non c'è neanche ragione perché ci debba essere in permanenza scarsità di badanti britanniche». Il 20% in meno è calcolato sulla base dei 242.000 ingresso regolari del settembre 2010, e fissato da raggiungere entro il 2015. Ma probabilmente l'intenzione è di andare ancora oltre, visto che Cameron ha parlato addirittura di ridurre l'immigrazione «a poche decine di migliaia di unità all'anno»: come era negli anni '90.    Per ottenere ciò, il governo vuole procedere a un drastico giro di vite su matrimoni di convenienza e “falsi studenti”. «Dobbiamo essere sicuri che si tratti di studenti genuini che studino corsi genuini in istituzioni genuine». Gli stessi coniugi extracomunitari di cittadini britannici dovranno sottomettersi a una prova obbligatoria di lingua, oltre a dimostrare che possono vivere in modo indipendente. E i cittadini che vogliono portarsi in casa un coniuge extracomunitario dovranno dimostrare di essere in grado di mantenerlo, anche se il livello di reddito richiesto sarà inferiore di quello richiesto agli immigrati: il rapporto Mac ha consigliato tra le 18.600 e le 25.700 sterline. di Maurizio Stefanini

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