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Gasperini contro Moratti "Chiesi Palacio arrivò Zarate"

L'ex allenatore dell'Inter, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport, attacca la sua ex squadra. "Chiesi Palacio. Arrivò Zarate"

Andrea Turco
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E' uno sfogo amaro quello di Gian Piero Gasperini che rivela senza fronzoli e reticenze la sua verità dopo l'esonero dalla panchina dell'Inter avvenuto il 20 settembre del 2011 giorno della sconfitta contro il Novara. L'allenatore piemontese si confessa in un'intervista fiume alla Gazzetta dello Sport. Il Gasp non si tira indietro e lancia diverse frecciatine avvelenate all'indirizzo della società interista e di Moratti. Non ci sta a fare da capo espiatorio. La sua difesa a tre tanto bistrattata e al centro di numerose critiche ai tempi dell'Inter, sta facendo la fortuna dell'Udinese. "Ma perché chiamare me? Lo sapevano come gioco. Io non mi sono proposto. Sono stato scelto" attacca Gasp. Promesse non mantenute - Gasperini, come si fa da uno psicologo, si siede sul lettino e racconta fin dall'inizio la sua breve avvenutra all'Inter. Chiamato da Moratti, dopo che questi aveva ricevuto tanti no da altrettanti allenatori, il Gasp accetta. "Moratti mi spiegò che con il fair play finanziario un pezzo grosso doveva partire, ma che Eto'o sarebbe rimasto" spiega l'ex mister dell'Inter - A me bastavano Palacio, un centrocampista e un difensore". Non fu accontentato. "Arrivarono Forlan e Zarate molto diversi da Palacio. All'ultimo. Ma una grande squadra dev'essere definita a inizio raduno per lavorare insieme". Società molle e senza idee - Il Gasp però non ce l'ha con i giocatori bensì con la società, colpevole di aver condotto un mercato senza senso e di non averlo mai difeso nelle scelte tecniche. "Cercavano Sanchez, Lavezzi, Tevez molto meno abbordabili di Palacio. Bastavano due o tre giocatori non i nove che ha poi comprato l'Inter. Alla faccia del fair play". L'ex allenatore del Genoa è sicuro che intorno alla squadra nerazzura regni lo scetticismo e l'immobilismo. "Sono convinti di avere giocatori logori che formano però una grande squadra, se giocano come sempre hanno fatto" spiega Gasp "Ma chi resta fermo a ripetere le cose che ha sempre fatto è antico". Mistero Balotelli - Gasp rivela un segreto. "A Dublino, Moratti mi parlò della possibilità di riprendere Mario.Mi spiegò però che eravamo i soli all'Inter a volerlo. Presidente e allenatore pensavo bastassero". Le colpe quindi, secondo il mister, sono da attribuire in parti eguali. Nessuna intesa con la società, nè sulle idee di gioco nè sui giocatori. "Avessi fiutato prima l'andazzo, mi sarei dimesso prima dell'inzio" è la conclusione senza appello di Gasp.

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