Legge elettorale, no accordo: se ne riparla dopo comunali

Nicoletta Orlandi Posti

Non c'è la riforma della legge elettorale nell'accordo tra PdL, Pd e Terzo Polo. Un tavolo di confronto per cancellare il Porcellum sarà convocato solo dopo le amministrative di primavera che daranno qualche elemento in più per lavorare a un testo condiviso. Per ora, dunque, ognuno rimane della propria opinione anche se un certo avvicinamento di posizioni pare che ieri sia stato registrato: un sistema in cui il 50% dei parlamentari viene eletto con i collegi uninominali e il restante 50% con il proporzionale. Poteri del premier - Alfano, Bersani e Casini si sono trovati d'accordo anche per quelli che sono i poteri del premier. Il presidente del Consiglio oltre ad indicare al Capo dello Stato i ministri da nominare, potrà anche revocarli. In pratica Berlusconi avrebbe potuto mandare a casa Tremonti. Il governo dovrà avere la fiducia la prima volta dalla Camera e dal Senato riunito in seduta comune. Nella bozza viene introdotta anche la cosiddetta "fiducia costruttiva". In pratica, come già si usa in Germania, il governo può essere mandato a casa solo con una votazione del Parlamento riunito in seduta comune. Questo vuole dire che al momento del voto di sfiducia deve esistere già una nuova maggioranza che deve sostituire la precedente. Compiti diversi - Secondo l'accordo tra Pdl, Pd e Terzo Polo ogni due mesi le capigruppo di Camera e Senato stilano un calendario delle proposte da discutere nelle rispettive aule e poi affidano i provvedimenti a Montecitorio o a Palazzo Madama. Una volta approvata la legge in un ramo del Parlamento l'altro ramo ha 15 giorni di tempo per esaminarla a sua volta. Dopo 30 giorni deve comunque licenziarla. L'approvazione, però, spetta all'aula che la iniziato l'iter.