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Veltroni: "Art.18, no ai tabù" Viene crocifisso dal Pd

L'ex sindaco di Roma: "I santuari del 'no' hanno paralizzato il paese". La risposta di Fassina: "Sei più vicino al centrodestra"

Andrea Tempestini
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Walter Veltroni, intervistato da Repubblica, si è espresso a favore di una riforma dell'articolo 18. Una frase che ha scatenato l'ennesimo putiferio in un Pd diviso e attaccatto a una concezione del mercato del lavoro ancorata al sindacalismo intransigente della Cgil. La polemica sulle parole dell'ex sindaco capitolino si è subito fatta incandescente. Veltroni aveva spiegato: "E' necessario evitare tabù su materie come l'articolo 18", che sono "santuari del 'No' che hanno paralizzato l'Italia per decenni". L'attacco di Fassina - Per questo parere Veltroni è stato immediatamente crocefisso dal suo stesso partito. "La prima regola per un dirigente nazionale sarebbe quella di affermare la posizione del partito di cui è parte - ha tuonato il responsabile economico del Partito Democratico, Stefano Fassina -. La posizione del Pd sul mercato del lavoro e sull'articolo 18 è diversa dalla tua, ovviamente legittima, ma minoritaria nel partito e più vicina, invece, alla linea del 'pensiero unico' e alle proposte del centrodestra". E quello di Di Pietro - Contro Veltroni si è immediatamente scagliato anche un teorico alleato del Pd, il pasdaran Tonino Di Pietro, che sul suo blog ha scritto: "La cancellazione o la modifica dell'articolo 18, che oggi chiede anche Walter Veltroni, contraddicendo quanto appena detto da Bersani, non sarebbe solo una grande ingiustizia e la lesione di un diritto sacrosanto. Sarebbe anche un polverone alzato apposta per nascondere l'incapacità o la non volontà di fare sul serio qualcosa per rendere di nuovo competitivo il sistema Italia".

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