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Celentano: soldi ai comunisti Zero euro alla sua Chiesa

Il telepredicatore dell'Ariston smascherato dai compaesani di Galbiate: "E' uno spilorcio, la domenica a messa non dà nulla"

Matteo Legnani
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Celentano fa le cose in grande. Soprattutto le figuracce. Sparate megagalattiche, proclami in mondovisione sul cachet che darà  in beneficenza, eppure, nel suo piccolo, nella vita quotidiana, dei problemi della sua chiesa  (con la “c” minuscola) francamente se ne infischia. E non lo diciamo noi, perfidi giornalisti, ma il parroco del suo paese, Galbiate.  È relativamente facile dire che Famiglia Cristiana e Avvenire devono chiudere (pardon, «dovrebbero»); è più faticoso, forse,  quando si va alla messa domenicale tirare fuori il portafogli e fare un'offerta. Ma se Adriano è capace di devolvere 700 mila euro del cachet sanremese alle famiglie povere, perché non sgancia 50 centesimi alla sua parrocchia? Facile: perché non farebbe rumore. Dopo i fischi all'Ariston il Molleggiato incassa una seconda pessima figura, una gaffe rilevata non  non da qualche intellettuale, teologo o dai soliti  giornalisti,   ma dalla gente comune, umile. Il  parroco di Galbiate, in una gustosa intervista a Franco Bagnasco di Tv Sorrisi e Canzoni,  smentisce le parole del Molleggiato.  Qualcosa non torna, secondo Sorrisi, nella ormai celebre tirata a Sanremo. Celentano aveva detto: «Da San Pietro al Duomo di Milano in tutte le chiese c'è sempre lo stesso problema. Non si capisce quel che dicono i sacerdoti. Non perché non sanno parlare, ma perché non sanno regolare l'audio degli altoparlanti... Questo problema c'era anche a Galbiate, poi a furia di martellare il parroco, si è deciso e ha cambiato l'impianto». Ma don Enrico Panzeri, da 15 anni a Galbiate, rivela: «I lavori qui in chiesa sono durati dal 2006 al 2011. Era previsto anche il rifacimento dell'impianto audio, ma se a Celentano fa piacere dire in tv che è stato fatto in seguito ai suoi suggerimenti, faccia pure. Deo gratias! In ogni caso, non ha contribuito. Sono offerte fatte dagli altri parrocchiani». E ancora: «Adriano non tira fuori un centesimo, qui a Galbiate: chieda in giro...», dice a Sorrisi il sacrestano Sergio mentre sistema le seggiole della chiesa. Ma la testimonianza più entusiasmante è quella della perpetua Pina, una robusta signora di circa 65 anni: «Non dà un euro d'offerta quando viene a messa la domenica, e ora parla di beneficenza? Mah... Il suo vecchio giardiniere gli chiese un aumento e lui rispose: “Lavora qualche ora in più, prenderai di più”. A Galbiate, che Celentano ci sia o no, non cambia niente!». Dopo queste accuse immaginiamo che Adriano deciderà di cambiare parrocchia, e comunque consigliamo la visione del video delle interviste sul sito di Sorrisi, imperdibile. Intanto la discussione sul Vangelo di Celentano continua. All'Arena di Massimo Giletti, che ha registrato grandi ascolti, si sono scontrate diverse fazioni e il conduttore era particolarmente impegnato nella difesa del Molleggiato.  Pupo ha fatto il  “mazzo” al direttore di Avvenire Marco Tarquinio («Il suo giornale ha chiesto la chiusura di un programma,  il mio», gli ha ricordato), il quale ha confermato le parole dell'ex direttore Nino Boffo: Celentano anni fa scriveva proprio su Avvenire ma la collaborazione si è interrotta perché «Celentano voleva scrivere di politica in favore di un partito». Ha aggiunto Pupo: «Celentano crede fermamente in Dio. Io sto cercando Dio da una vita, non ho quella fortuna». Uno dotato di fede è sicuramente Paolo Brosio:  di nuovo in tv con In viaggio a..., su Rete 4, dice che «il merito di Celentano è stato quello di aver catturato l'attenzione di milioni di persone sulla figura di Gesù». Un'accorata difesa del telepredicatore arriva dalle pagine dell'Unità, che ha intervistato il premio Nobel Dario Fo. «Credo che Celentano sia fuori per sempre, dalla Rai e non solo. Non c'era aggressività in lui,  ruffianeria,  calcolo. Ha avvicinato temi mostruosi da versanti molto difficili». Non la pensa così il direttore di Rai 1 Mauro Mazza, che ieri sera dagli studi di Porta a Porta ha chiamato in causa il comitato etico dell'azienda: «Verificherà se Celentano ha violato il codice etico. A differenza dei contratti precedenti, questa volta Celentano, dopo qualche resistenza, l'ha firmato. Non so se il prezzo da pagare per sentirlo cantare è stato eccessivo. Io l'ho fortemente voluto». di Alessandra Menzani

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