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E' il carnevale di Schettino: italiani sfottuti nel mondo

Da Rio de Janeiro fino a Colonia spopola il costume di capitan codardo, diventato suo malgrado celebre in tutto il globo

Andrea Tempestini
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Al rinomato carnevale di Colonia (Koln Karneval) quello più sano ha tre ulcere e svariati cromosomi sotto il numero legale. Al celeberrimo carnevale di Colonia per strada c'è chi piscia travestito da Hulk Hogan, chi vomita alle tre del pomeriggio appeso a una serranda della catena H&M, chi improvvisa l'inno tedesco brandendo bradwurst in una mano e birre in bicchieri che paiono piccole autobotti nell'altra. Al Carnevale di Colonia - ci informano - piove quasi sempre e fa un freddo da lupi maremmani. Un bel ruttone, al variopinto Carnevale di Colonia, è colonna sonora tipica e disinnesca gli illusi che volevano andare a Rio ma alla fine hanno creduto alle dicerie dell'amico Fritz: «Vai a Colonia, lì son mica delle bestie come in Brasile!». Prosit. Fatta la tara, la vista si abitua, l'udito pure, l'olfatto ci prova. Pian piano, a Koln, ti rendi conto che non si sta poi così male e osservi la fauna locale. Pressate come sardine sfilano nelle vie del centro: donne vestite da fatine, Lare Croft, Wonder Woman strafatte; bambini vestiti da cani, scimmie di ogni specie, Batman senza Robin, pirati vari; in più uomini conciati da far schifo, anzi no, elegantissimi. A macchia, qua e là, il tedesco sfodera l'uniforme bianca e il cappello in tinta. Ce ne sono tanti, risaltano tra tizi agghindati da Banda Bassotti e altri che improvvisano una macedonia (c'è l'uomo banana, la donna fragola ecc ecc). Sembra quasi di essere sul set del film “Ufficiale e gentiluomo”, ma poi t'avvicini e capisci che la presa per il culo è dietro l'angolo: questi qua, i crucchi, sono semplicemente in overdose da Capitan Schettino. Eccoli lì, magri e grassi e alti e bassi, decine di “Skettini” improvvisati: c'è quello più elegante, quello che s'è fatto la divisa in casa, quelli che girano in gruppo a formare l'equipaggio, persino quello col salvagente che mostra fiero la scritta “Costa Concordia”. Gli Skettini con la k, in definitiva, abbondano come i bradwurst fatti a sifone. L'occasione del resto era mostruosa: l'Italia fa la figura di palta in mondovisione con la storia del Titanic de noantri e vuoi che il tedesco non se ne approfitti? Per primo c'aveva pensato il patinatissimo Der Spiegel a mettere il carico: «L'Italia è il Paese degli Schettini». E giù risate dei teutonici, che ancora sputano acido muriatico per la semifinale pallonara persa nel 2006 e s'attaccano a tutto per rifarsi in qualche modo, anche alla chiglia slandrata della Concordia. E allora tu, italiano tra i tedeschi, un po' ti vergogni: incroci uno Skettino sbronzo per strada e abbassi lo sguardo e ne incroci un altro in un locale che balla in mezzo alla pista e cambi strada e ne trovi un altro ancora al cesso di una birreria e prendi il coraggio a quattro mani, vorresti spiegargli che no, gli italiani non cascano sulle scialuppe per puro caso, non impanano i capelli con strane sostanze bianche, non dicono «ora torno a bordo» e invece puntano il faro, non fanno né come Skettino con la k e neppure come Tozzi Fan alias Paolo Villaggio, il finto kamikaze giappo-italico che apre il paracadute alla faccia dell'onore. Vorresti dire tutto questo al tuo improvvisato compagno di urinata dal cappello bianco e i gradi sul petto, ma questa volta è lui che si volta dall'altra parte, guarda gli amici e scoppia in uno sguaiato: «Skettinen zali a bordo cazzo!». E giù a ridere con la patta ancora aperta. E allora esci per strada e finisci davanti a quei negozi con le tv al plasma che offrono una visione dei carnevali nel mondo. Toh, c'è anche quello di Rio, e speri ardentemente che un cristiano qualunque si sia travestito da Angela Merkel col culone ben in vista. Scruti, osservi e ci resti male quando l'inquadratura vira su una tizia travestita da baldracca. A naso diremmo che vuol sembrare moldava. Come lo sappiamo? Al suo fianco non c'è Hulk Hogan… di Fabrizio Biasin

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