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Passera vuole fare il premier: adesso c'è anche la prova

Il ministro dopo aver venduto le azioni di Intesa rinuncia anche alla buonuscita: è già scattata l'operazione consenso?

Andrea Tempestini
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Il superministro Corrado Passera, poche ore dopo l'insediamento del governo tecnico, andò in televisione per sottoporsi all'intervista inginocchiata di Fabio Fazio a Che tempo che fa. La domanda più pungente del conduttore ligure fu sul conflitto d'interessi dell'ex ad di Banca Intesa: Fazio gli chiese se aveva intenzione di liberarsi delle azioni dell'istituto. Passera rispose che "non era mia intenzione fare questo annuncio, ma le azioni di Banca Intesa le vendiamo e basta". Si impegnò solennemente e aggiunse: "E' una disgrazia". Il ministro ha poi mantenuto la promessa, e si è capito dove fosse "la disgrazia": ha rivenduto le azioni a 1,3 euro rispetto ai 2,2 euro alle quali le aveva acquistate. Una sonora minusvalenza che però gli valse elogi e complimenti: Corradino guadagnava consensi mentre già si vociferava di una sua presunta volontà di scalare Palazzo Chigi nel 2013. Niente buona uscita - Con la pubblicazione online dei redditi dei ministri si è scoperto qualcosa di più. L'ex ad di Banca Intesa ha anche rinunciato al consueto bonus multimilionario che solitamente spetta ai banchieri in uscita. La notizia è stata confermata dallo staff del ministro, secondo il quale al momento di entrare al governo Passera ha rinunciato alla "buona uscita del banchiere" che probabilmente avrebbe trattato se il suo percorso non avesse cominciato a seguire la via istituzionale. Dal ministro dello Sviluppo Economico hanno anche rimarcato che non c'è stata la richiesta di alcun bonus da parte di Corradino, perché quello con Banca Intesa è "ormai un rapporto chiuso". Passera riceverà i corrispettivi dovuti per il trattamento di liquidazione-fine rapporto e per le ferie non godute. Operazione consenso? - Per l'ex banchiere numero uno in Italia già non è semplicissimo racimolare consenso: nei grandi giorni della crisi gli istituti non fanno credito ad aziende e a privati, e sono percepite dall'opinione pubblica come una delle cause - tra derivati e operazioni spericolate - che hanno innescato la grande crisi economica e la recessione. Ovvio quindi che Passera, se vuole tentare la scalata a Palazzo Chigi, debba cercare di allontanare da sè l'etichetta di banchiere. La prima mossa fu liberarsi delle azioni di Intesa (ma non poteva fare altrimenti, pena essere travolto da fondate polemiche su un macroscopico conflitto di interessi). La buonuscita, al contrario, non avrebbe sollevato polemiche sul conflitto di posizione, ma Passera ha deciso di rinunciarvi: è già scattata l'operazione consenso in vista del tentativo di scalata ai Palazzi della politica?

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