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Mills, trappolone per il Cav: sentenza arriva già sabato

La Corte d'Appello di Milano rigetta la richiesta di ricusazione dei legali di Berlusconi: il 25 febbraio camera di consiglio

Andrea Tempestini
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Il trappolone è teso. Ora è tutto pronto: i giudici della Corte d'Appello di Milano hanno infatti respinto la richiesta di ricusazione nei confronti dei giudici del processo Mills, presentata nei giorni scorsi, dalla difesa di Silvio Berlusconi, imputato di corruzione in atti giudiziari. L'ex premier lamentava una "anticipazione del giudizio" che sarebbe stata espressa dal collegio, presieduto dal giudice Francesca Vitale. E dopo la mancata ricusazione quel verdetto può arrivare: ora che la Corte d'Appello meneghina ha bocciato la ricusazione il procedimento può andare a sentenza, già sabato. Il primo appuntamento è per sabato 25 febbraio: in agenda ci sono le arringhe della difesa, che in parte aveva già cominciato a illustrare le conclusioni nel corso dell'ultima udienza. Poi, in assenza di repliche e di dichiarazioni spontanee di Berlusconi, i giudici potranno entrare in camera di consiglio per il loro verdetto. "Giudici prevenuti" - Il primo a commentare la decisione della Corte d'Appello è stato il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: "Il no alla richiesta di ricusazione avanzata dai legali di Silvio Berlusconi si commenta da sola. Che taluni magistrati siano prevenuti è sotto gli occhi di tutti. Forse sono prevenuti anche quei giudici che oggi ne avrebbero dovuto prendere atto", ha concluso tagliente Gasparri. Il nodo prescrizione - Il fatto che la ricusazione sia stata respinta non incide direttamente sui tempi di prescrizione del processo, ma assicura la possibilità di iniziare il lavoro in camera di consiglio già sabato. Il vero nodo del processo Mills resta quello relativo alla prescrizione: quando scatta e perché differiscono le interpretazioni? Per il reato di corruzione in atti giudiziari, lo stabilisce l'ex Cirielli, la prescrizione scatta dopo 10 anni: già qui le versioni divergono. Come spiegava Andrea Scaglia su Libero di giovedì 16 febbraio, per l'accusa (secondo cui Berlusconi avrebbe versato 600mila dollari a Mills per garantirsi le sue dichiarazioni reticenti) il reato non si sarebbe consumato l'11 novembre 1999, quando l'avvocato avrebbe disposto il trasferimento dei soldi da un fondo d'investimento a un altro di fatto entrando in “diretto contatto” con il denaro, ma il 29 febbraio 2000, giorno in cui effettivamente s'intestò le quote per 600mila dollari. La sentenza con cui la Cassazione dichiarò prescritto il reato per lo stesso Mills, ma rimarcando la fondatezza delle condanne precedenti, sposò la prima ipotesi. Artifici giuridici - E però per il pm la differenza sarebbe solo formale - proseguiva Scaglia - : se il reato viene fatto risalire al novembre 1999 la prescrizione scatterebbe il 3 maggio, se invece si opta per il febbraio 2000 si passa a luglio. Per la difesa, invece, il processo è  prescritto dall'8 gennaio scorso. E comunque, al di là di artifici giuridici - come rimarcato da Luigi Ferrarella sul Corriere, la difesa calcola la prescrizione non in base agli effettivi giorni di ogni mese (31 ne ha 31), ma in base allo schema convenzionale che ne conta sempre 30 - nel calcolo giocano un ruolo fondamentale le interruzioni dovute ai legittimi impedimenti e, soprattutto, al Lodo Alfano, che bloccò il processo a carico dell'allora premier e venne poi  bocciato dalla Corte Costituzionale. Per la difesa il calcolo della prescrizione deve riprendere dal giorno in cui la Consulta respinse il Lodo, mentre il pm ritiene che invece vada calcolata da quando riconsegnò gli atti al Tribunale - dunque tempo dopo.

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