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Nuove accuse per Schettino Rallentava per cenare

Si allunga la lista delle imputazioni per il comandante della Concordia: indagato anche per omessa comunicazione dell'incidente

Lucia Esposito
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Omessa comunicazione dell'incidente al Giglio alle autorità marittime. È la nuova accusa per il comandante Schettino, che a pochi giorni dall'incidente probatorio (il 3 marzo) vede allungarsi la lista delle sue imputazioni dopo quella per omicidio plurimo colposo, naufragio, abbandono di incapaci e abbandono della nave. Secondo gli inquirenti Schettino avrebbe fatto rallentare la Concordia per finire con calma di cenare e poi avrebbe aumentato la velocità in direzione del Giglio per evitare un accumulo di ritardo. Una corsa insensata a circa 16 nodi di velocità in acque basse e piene di ostacoli che sappiamo com'è finita. Per la Procura di Grosseto il comandante è responsabile di non aver comunicato alla Capitaneria di porto di Livorno l'effettiva gravità dell'incidente, perdendo tempo preziosissimo e condannando 32 passeggeri. Tra questi c'era anche la piccola Dayana, 5 anni, il cui corpo è stato recuperato mercoledì dal ponte 4 grazie ai sommozzatori. Alla notizia del ritrovamento del piccolo cadavere (e di altre sette vittime), Schettino avrebbe detto di essere «distrutto». Il suo avvocato difensore, Bruno Leporatti, ha dichiarato: «È rimasto profondamente colpito e addolorato dal ritrovamento del corpo della bimba Dayana. Mi ha detto sono sconvolto dalla notizia che lei mi sta dicendo. Ogni volta che ritrovano un corpo il comandante Schettino ha una forte prostrazione morale. Anche se non esiste una gradazione del dolore è chiaro che il ritrovamento di una bimba morta lo abbatte ancora di più». Ieri la madre di Dayana è arrivata all'isola del Giglio per riportare la figlioletta a casa. «Questo posto non poteva essere la tomba della mia bambina», ha detto tra le lacrime ringraziando vigili del fuoco, uomini della Protezione civile e delle Capitanerie di porto, «grazie per avermela ritrovata, grazie a tutti». Mercoledì è stato anche il giorno dei nuovi avvisi di garanzia. Sette, tra cui dirigenti e uomini di plancia, tutti accusati a vario titolo di omicidio colposo, naufragio e omessa comunicazione alle autorità marittime. Nel registro è finito anche Roberto Bosio, il comandante in seconda «smontante» che si trovava sulla nave come ospite, che alcuni testimoni hanno descritto a capo di un ammutinamento per vincere l'inerzia di Schettino. I magistrati di Grosseto che lo accusano di «concorso in omicidio e naufragio» (con il secondo ufficiale Salvatore Ursino e il «terzo» Silvia Coronika), ritengono invece che non avrebbe fatto nulla di tutto questo. Anzi, «hanno omesso di attivare le procedure antifalla» e «ritardato il segnale di emergenza generale», che avrebbe permesso ai passeggeri di affluire ai punti di raccolta con più calma e ordine. Colpa minore per il quarto ufficiale, Andrea Bongiovanni, accusato di «aver omesso di fare rapporto» alla Capitaneria di Livorno e di aver mentito all'ufficiale che coordinava i soccorsi – il Gregorio De Falco del “vada a bordo, cazzo!” – spacciando l'incidente per un semplice blackout. Ci sono poi i manager della società Costa Crociere: il vicepresidente esecutivo per le operazioni della flotta, Manfred Ursprunger, il direttore dell'Unità di crisi, Roberto Ferrarini, e un suo collaboratore, Paolo Parodi. Per tutti loro l'accusa di cooperazione in omicidio colposo è motivata dall'aver «omesso di suggerire al comandante soluzioni idonee». di Salvatore Garzillo

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