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Monti ha detto sì all'Europa: Italia condannata a morte

Il premier firma il fiscal compact, trattato che dal 2013 ci costringerà a manovre lacrime e sangue. Addio sovranità

Lucia Esposito
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Oggi, venerdì 2 marzo, Mario Monti ha firmato la condanna a morte dell'Italia. Il premier, insieme agli altri leader europei riuniti a Bruxelles, ha detto sì al fiscal compact, il trattato europeo che a partire dal 2013 e per i decenni a seguire ci costringerà a manovre lacrime e sangue. Secondo il fiscal compact, tra le altre norme, il bilancio annuale dello Stato dovrà sempre essere in pareggio e non potrà superare lo 0,5% del Pil. Un obiettivo difficile, una morsa che renderà l'Italia un paese a sovranità militata, un paese con un Parlamento (e un popolo) esautorato. Il commento del vicedirettore di Libero, Fausto Carioti sul quotidiano in edicola oggi, venerdì 2 marzo Soddisfatta la Merkel - Il fiscal compact è stato firmato da 25 paesi dell'Unione Europa, tutti eccetto Regno Unito e Repubblica Ceca. Il patto di bilancio prevede regole più stringenti per i conti pubblici ed è stato fortemente voluto dalla Germania e dai paesi più virtuosi. "Gli effetti saranno profondi e di lunga durata", ha commentato il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy, che ha aggiunto: "Abbiamo raggiunto un equilibrio fra i 17, i 25 e i 27, praticabile per tutti. Dopo la firma di oggi arriva il momento delle ratifiche: dovete ora convincere i parlamenti e gli elettori che questo trattato è un passo importante per riportare l'Euro stabilmente in acque sicure. Sono sicuro che avrete successo. I benefici del trattato sono chiari". Secondo la cancelliera tedesca Angela Merkel "il fiscal compact è una pietra miliare nella storia dell'Unione Europea. E' un segnale forte che stiamo imparando la lezione della crisi e che abbiamo capito i segnali. Stiamo scommettendo sul futuro di un'Europa politicamente unita".  

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