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Mosconi e quelle bestemmie che l'hanno crocifisso sul web

Addio a 79 anni al grande giornalista veronese. Nel 2004 una fonte ignota pubblico in rete la clip che lo ha perseguitato per anni

Andrea Tempestini
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Germano Mosconi ci ha lasciato, ha salutato tutti in silenzio dopo una lunga malattia, nella notte. Mancherà un sacco alla moglie Elsa e alla figlia Margherita, ma la sua scomparsa lascerà un vuoto anche nelle migliaia di persone che l'hanno conosciuto e nei milioni di fan involontari che l'hanno scoperto per sette minuti di video, i quali raccolgono le sue imprecazioni di una carriera. Non era lui quello che ha spopolato su Youtube, non era lui quello inanellava bestemmie passate alla storia, non era lui quello che ha ispirato migliaia di video-montaggi e parodie con sottofondi blasfemi. Perché Germano, nato l'11 novembre del 1932 a San Bonifacio (Verona), era prima di tutto un grande giornalista e un vero esperto di calcio. Tifosissimo di tutto ciò che era gialloblù. In primis l'Hellas Verona, di cui è stato anche responsabile delle relazioni esterne nel 2005. Ma era anche un grande ammiratore del Chievo… le cui prestazioni commentava dagli studi di Telearena, con precisione e passione. Negli ultimi anni aveva perso la testa per il golf: passava intere giornate nei campi vicini a Verona con gli amici, uno su tutti Giuseppe Vicenzi, patron del gruppo leader nelle merendine. La sua carriera era iniziata alla Provincia Pavese, poi l'Arena, la Gazzetta dello Sport  e, negli anni '80 l'esperienza televisiva a Telenuovo veronese,  coincisa con l'epopea del Verona campione d'Italia. Tra l'altro, da qualche sera, Telenuovo sta mandando in onda  la “Leggenda del Verona”,  con la voce di Germano degli anni '80. È stato peraltro direttore del settimanale Il Nuovo Veronese. A tempo perso ha poi costruito un gioiello editoriale: il Gardasee Zeitung, periodico in lingua tedesca per i turisti che popolano il Garda durante l'estate. Una vera e propria miniera d'oro, che l'aveva “costretto” a diffondere il «suo giornaletto» - lo definiva così – anche in Germania nel periodo invernale. «Il successo è nato per caso – raccontava Germano – perché ho scoperto che i tedeschi volevano avere informazioni semplici e dirette sulle cose che io ritenevo secondarie». Saggio, sempre col sorriso, disponibile con chiunque, ironico, un cuore grande così. Era buono. LE FRASI Nel 2004 però un video anonimo gli rovinerà la vita: un collage di bestemmie ed espressioni colorite fuori onda lo spinge in testa alla classifica dei video più visti su Internet, almeno in Italia. Il popolo del web impazzisce per le originali imprecazioni, le incazzature e le colorite espressioni in dialetto. Memorabili le sue battute: “Macché ooooooo”, “ci è quel mona che batte la porta, che chiude urlando…” e che “va avanti e ‘ndrio con quela porta?”, “se venite avanti ancora ve do un pugno”, “le carte co' la cola, che le se taca”, “non venite dentro, mi hai distrattoooooo”, “dai va la…” , “ma non si può scrivere ‘ste notizie in maiuscolo…senza la maiuscole, senza i punti” o “cortesia, simpatia, va in casino”. Tutto perché i suoi collaboratori, durante le registrazioni lo disturbavano o gli scrivevano male i testi da leggere. Queste espressioni sono entrate nel linguaggio comune di milioni di persone, per lo più ragazzi. Un po' perché la bestemmia  - chissà come mai -  fa ridere se vista in tv, un po' perché, alla fine, l'incazzatura del conduttore Mosconi era già di per sè comica. Lo riconosceva persino lui,  sebbene quel montaggio diffuso sul web l'ha fatto passare per il re delle bestemmie, quando chiunque a Verona e dintorni – per tradizione – potrebbe essere come lui o peggio di lui. Volenti o nolenti l'imprecazione verso Dio è un intercalare in Veneto. A "LIBERO" Mosconi aveva provato all'inizio a fermare il video, ma anche i suoi stessi avvocati alla fine l'hanno convinto a desistere. E così Germano è diventato la prima vittima della rete, sputtanato  e celebrato per quello che non era. Il pubblico l'ha osannato per qualcosa che, in realtà, non aveva mai fatto consapevolmente. Lo chiamavano a bruciapelo dallo Zoo di 105 in diretta. Non si arrabbiava platealmente, ma dentro di sè ne soffriva. Una sera di sei anni fa aveva l'aveva raccontato a me e a Vittorio Feltri. L'allora direttore di Libero mi aveva chiesto di chiamarlo, dopo aver visto un suo video. «Vorrei conoscerlo», mi disse Feltri. Telefonai a Germano e, subito, pensò a uno scherzo. Il giorno dopo mi richiamò e lo convinsi che volevamo solo cenare insieme. Mosconi venne a trovarci a Milano e la gioia che gli procurò la nostra attenzione alla persona, più che al personaggio, lo colpì molto. Cominciai così a frequentarlo, nei limiti del possibile, ci sentivamo. Lo andavo a trovare al golf, dove ormai aveva preso “residenza”. Per caso avevo scoperto un amico, sebbene fosse molto più anziano di me. Peraltro ha scritto anche due-tre articoli per Libero su Chievo e Verona. Non diceva mai di no a nessuno. Pensava sempre positivo. Una persona onesta. Un mito. Ciao Germano. Ti abbraccio. di Giuliano Zulin

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