Dalla Il funerale stonato di Lucio a Bologna: niente musica in chiesa, ma la sua voce c'è

Giulio Bucchi

Domenica non è sempre domenica. Soprattutto se in un’assolata ma triste giornata pre-primaverile si è costretti ad andare al funerale di uno di noi. Di Lucio Dalla. Al quale è stato tolto, dopo la vita, anche il suo bene più prezioso: la musica, visto che non potrà essere suonata alcuna sua canzone durante le esequie in programma oggi alle 14.30. Un fatto delittuoso. Ma andiamo con ordine. Le vie del centro di Bologna, il suo centro, ieri si sono riempite di gente, di fan, di semplici curiosi che hanno nuotato come pesci nel grande acquario che va da via D’Azeglio a Palazzo D’Accursio, nel cui cortile è stata allestita la camera ardente (stamani aperta fino alle 13) più clamorosa che la storia di questa città abbia mai visto. Nel sabato di questo villaggio mai così colorato, è andato in scena l’ultimo, grande show dalliano. Uno spettacolo sensazionale che ha esaltato ancora una volta la genialità di Lucio, capace di dirottare sui sentimenti popolari tutta la sua grandezza d’artista, convocando davanti alla sua bara - sulla quale campeggiavano una rosa, una sigaretta e un cornetto rosso - un tumulto di sentimenti veri. Il pellegrinaggio del suo popolo è stato continuo, i fan, ordinatamente, hanno portato un segno d’affetto a quell’omino che aveva riempito loro la vita: fiori, messaggi, postit gialli, lacrime, molte lacrime. "Però io le ho finite...", ha sentenziato uno dei suoi amici più cari... Hanno fatto la loro doverosa comparsata anche i vip: Corrado Augias, Isabella Ferrari, Nicoletta Mantovani, Pier Ferdinando Casini, Romano Prodi, persino Marco Travaglio gelido e molto nella parte. Poi i veri amici: Caterina Caselli, Luca Cordero di Montezemolo Gianni Morandi, Samuele Bersani, Ron, Luca Carboni, Gaetano Curreri, Andrea Mingardi. E le due squadre del cuore del Dalla tifoso: il Bologna Calcio e la Virtus Basket. Dalla sarà sepolto, nel tardo pomeriggio, nella Certosa, accanto a mamma e papà. Intanto sulla piazza un’altoparlante rilanciava le sue canzoni più belle. Quando iniziava Caruso, partiva puntuale l’applauso spontaneo. E l’amore della gente colorava il cielo. Ma non tutte le note sono state intonate, ieri. Fino all’ultimo sembrava che il funerale di oggi fosse dominio esclusivo dei 5-6.000 fortunati che riusciranno a entrare nella Basilica di San Petronio. Invece alla fine è arrivata l’autorizzazione alla proiezione della funzione religiosa sul maxi-schermo montato in piazza Maggiore. Anche chi resterà fuori potrà quindi seguire l’ultimo viaggio del piccolo Lucio, che però sarà accompagnato dalla sua musica fino alla soglia della chiesa. Oltre no. E così ha vinto la Cei, i monsignori che già dall’altro ieri avevano richiesto esequie senza la temuta «spettacolarizzazione dell’evento». Così è stato voluto, così sarà. La cerimonia, alla quale presenzierà mezzo mondo dello spettacolo e, ahiLucio, pure tanti politici, sarà off-limit per la musica. Solo parole, versi evangelici, preghiere, ricordi, omelie e note esclusivamente religiose. Per il vero universo dalliano, cioè quello musicale, non ci sarà spazio. Un controsenso. La Chiesa, che insegna a vivere la spiritualità e a mettere in secondo piano il corpo, ha ordinato che in San Petronio entrasse soltanto il Dalla fisico, la sua carne, non quello spirituale, non quello artistico. Un controsenso. Le canzoni, le meravigliose creazioni che ha regalato al mondo intero in 50 anni di carriera, non avranno diritto di entrata, resteranno fuori, nella Piazza Grande che lui ha tanto amato. E allora cosa ha pensato Marco Alemanno, la persona che più è stata vicina a Lucio negli ultimi, emozionanti anni di vita? Si è inventato il “marameo” più geniale, lo sberleffo più incredibile, il colpo di genio sicuramente ispirato da Dalla. Ha pensato Alemanno: «Non possono entrare le canzoni di Lucio in chiesa? Fa lo stesso, farò in modo che uno dei suoi brani più belli si intrufoli ugualmente tra le convenzioni e i mattoni della Basilica. Reciterò, dopo l’Omelia, il testo di Le rondini». Un brano poetico che fa così: «Vorrei entrare dentro i fili di una radio... E volare sopra i tetti delle città... Incontrare le espressioni dialettali... Mescolarmi con l’odore del caffè... Fermarmi sul naso dei vecchi mentre leggono i giornali... E con la polvere dei sogni volare e volare... Al fresco delle stelle, anche più in là…». Bene, Lucio, bene Marco, bravi, bis. di Leonardo Iannacci