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Cav si consola con Putin: festeggia l'amico zar

Silvio è convinto: con i poteri che la costituzione russa attribuisce al premier sarebbe ancora a Palazzo Chigi

Nicoletta Orlandi Posti
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L'amicizia è amicizia. Ed è un valore metapolitico. Perciò, a differenza dei leader di mezza Europa, che attendono sia fatta chiarezza sui presunti brogli elettorali prima di riconoscere la vittoria di Vladimir Putin, Silvio Berlusconi è pronto a congratularsi con lo “zar”, al terzo mandato da presidente della Federazione russa. Probabilmente lo farà di persona, l'ex premier, ed è questa la notizia. Domani il Cavaliere sarà ospite nel salotto di Bruno Vespa. Una puntata di Porta a Porta che, registrata di mattina, andrà in onda in serata, al solito orario, mentre Berlusconi potrebbe essere a tremila chilometri a Est di Roma, con il nuovo inquilino del Cremlino.  L'ex capo di governo italiano  ha già avuto modo di felicitarsi  telefonicamente con «l'amico Vladimir». E la sua annunciata visita personale sarà anticipata da un'intervista concessa al quotidiano Komsomolskaya Pravda, in cui conferma i solidi rapporti con l'ex collega della Steppa e spiega i motivi che l'hanno portato al passo indietro, lasciando la guida del governo a Mario Monti. Silvio considera la Russia un Paese civile, una democrazia recente ma non approssimativa come la descrive «la solita stampa internazionale». In cuor suo sa che, se irregolarità di voto c'è stata, va  considerata un fenomeno fisiologico, non patologico: Putin è amato dal suo popolo, non è con l'imbroglio che è stato rieletto presidente, la percentuale ottenuta è netta e parla da sola. Lui? Se avesse avuto i poteri che la Costituzione russa attribuisce al premier,  starebbe ancora a Palazzo Chigi: Berlusconi ne è certo. Perciò, in Italia, bisogna turarsi il naso e accordarsi con la sinistra per cambiare la seconda parte della Carta attribuendo più peso all'esecutivo.       Ottobre 2011: il Cavaliere era ancora in carica durante l'ultima trasferta in Russia. In quella occasione, prese il suo volo privato e atterrò a San Pietroburgo, destinazione la dacia sul lago di Valdaj, dove Putin festeggiò i 59 anni. Fu l'ennesimo di una lunga serie di incontri, a cavallo tra il personale e l'istituzionale.     Stavolta? Sempre ammesso che vada, sarà una visita-lampo: già sabato Berlusconi è atteso in Italia, a Orvieto, per la scuola di formazione del Popolo della libertà, un convegno di tre giorni promosso da Sandro Bondi. Altro che Russia Unita: pure se il partito di Putin è in fase di riflusso, viaggia ancora attorno al 50 per cento. Il Pdl non arriva neanche alla metà di quella percentuale. Dunque il sogno di emulare il ticket Putin-Medvedev in Italia, con la doppietta Palazzo Chigi-Quirinale (fatte le dovute differenze col presidenzialismo russo), rimane chiuso  in un cassetto. A chiave.   Ma «il numero uno della politica resto sempre io», tiene a precisare Silvio in un collegamento telefonico con il Processo di Biscardi. Anche se Monti merita «stima», la sua è «la migliore guida tecnica» che il Paese potesse avere. di Salvatore Dama

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