Cerca
Logo
Cerca
+

Viaggio nelle galere indiane tra violenze e abusi

Pestaggi, sporcizia e nessun rispetto per i diritti umani: ecco cosa troveranno i due marò italiani finiti in carcere in India

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

«Le prigioni nel Kerala sono sovraffollate. Nel settembre del 2005 circa 6950 detenuti erano alloggiati in strutture con una capienza collaudata per 5415 detenuti. Nella Prigione Centrale, Thiruvananthapuram, sono alloggiati 1612 detenuti, incluse 32 donne, rispetto ai 1000 autorizzati. I detenuti nelle carceri dello Stato sono regolarmente soggetto a pestaggi, maltrattamenti e anche abusi sessuali. La condizione della Poojappura Central Prison di Thiruvananthapuram era deplorevole. La Commissione per i Diritti Umani dello Stato del Kerala durante la sua visita al carcere del 7 aprile 2005 ha ricevuto lamentele per la mancanza di assistenza medica, le celle sovraffollate e i gabinetti sporchi. C'era solo un medico e i detenuti infermi non ricevevano cure mediche immediate e appropriate. 30 detenuti erano stati alloggiati in una cella che aveva letti e strutture solo per tre. Circa 1600 detenuti, inclusi quelli in condizioni di detenzione preventiva, erano ammucchiati l'uno addosso all'altro. I gabinetti nelle celle erano sporchi e privi di adeguata illuminazione». Sono scampoli da un rapporto sui diritti umani nel Kerala redatto nel 2006 dall'Asian Centre for Human Rights. La Poojappura Central Prison di Thiruvananthapuram è il carcere dove i marò italiani sono stati inviati. Intendiamoci: non tutta la documentazione sul posto è così pessimista. C'è anche una biblioteca di 12.000 volumi, si permette ai detenuti di coltivare riso in cortile, ci sono laboratori teatrali, e Bollywood vi ha ambientato qualche film famoso. È infatti il carcere più famoso e antico dello Stato, e in una vita politica agitata da sommosse e scandali è spesso «frequentato» da vip. Lo stesso sito ufficiale del carcere ammette però che la struttura è «sovraffollata» e che l'assistenza medica è «inadeguata». Un problema che vari detenuti italiani in carceri indiane hanno avuto è stata poi l'alimentazione.  La madre di Tomaso Bruno, condannato all'ergastolo per il presunto omicidio di un amico, testimonia che nel carcere dell'Uttar Pradesh in cui è rinchiuso il figlio è «trattato bene», ma il cibo è solo vegetariano e nonostante le ripetute richieste dell'Ambasciata di fornirgli acqua minerale gli viene somministrata l'acqua del pozzo. Inoltre il carcere dove è detenuto è uno dei pochi in tutta l'India dove non è permesso ai detenuti di tenere Ipod o Ipad e non può effettuare telefonate. A Angelo Falcone e Simone Nobili, che furono assolti dopo due anni e mezzo di detenzione per detenzione di droga, non fu concesso né il traduttore, né di telefonare all'ambasciata. Fu dato loro da mangiare solo lenticchie e riso, dormirono su una coperta per terra e lavandosi come tutti i detenuti con l'acqua di un secchio in cortile contrassero l'epatite virale. Il giudice ha comunque stabilito che i due marò potrebbero essere detenuti in una zona separata dagli altri carcerati e potrà essere concesso loro di ricevere visitatori italiani per un'ora al giorno. Inoltre potranno ricevere «cibo conforme alla loro dieta»: s'intende, «procurato e pagato dalle autorità consolari». di Maurizio Stefanini

Dai blog