Le finte scuse del ragazzo che insultò l'agente "pecorella"

Nicoletta Orlandi Posti

Le scuse, per finta. Marco Bruno, il manifestante No Tav, diventato celebre per aver chiamato "pecorella" un carabiniere durante l'occupazione dell'A32 la scorsa settimana, viene intervistato a Un giorno da pecora su Radio2 e non rinuncia all'aria strafottente messa in campo in Val di Susa. "Sono disposto a chiedere scusa all'agente e a fare molto di più", spiega il 28enne attivista. "Gli darei tutto - spiega tra l'incredulità dei presentatori -. Il mio lavoro, la mia casa. A patto che lui faccia obiezione di coscienza e si spogli della divisa". Poi ritorna su quei lungi secondi di insulti: "Quel giorno ero molto arrabbiato, non l'ho fatto per cattiveria e né con odio, ero esasperato dalla situazione. Sicuramente ho sbagliato ad essermela presa anche con la sua famiglia - ha aggiunto - quella frase sulla ragazza non la ripeterei". La presa d'atto dei (molti) errori arriva a sfiorare anche i modi con cui il popolo che si oppone all'alta velocità sta portando avanti la sua battaglia, battagliia che, sostiene Bruno, "se riusciremo a vincere, questo non succederà mai tirando le pietre".