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Omosex ancora contro Lucio Busi: "Meritava la gogna"

Lo scrittore su Dagospia: "Essere gay senza dirlo pubblicamente è come evadere le tasse. Dalla doveva difendere i più deboli"

Nicoletta Orlandi Posti
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Gianluigi Paragone, su Libero in edicola oggi, se la prende con Lucia Annunziata e i gay colpevoli di aver strumentalizzato ad ogni costo, e oltre il limite del cattivo gusto, la morte di Lucio Dalla e il suo funerale cattolico. "Lucio se n'è sempre fregato, lasciatelo in pace", scrive l'editorialista ed ex direttore della Padania. E mentre tutta una serie di giornalisti e commentatori ha criticato pesantemente l'Annunziata (da Giuliano Ferrara a Gianni Riotta fino a Mario Luzzatto Fegiz), lo scrittore Aldo Busi, che della propria omosessualità sbandierata ed esibita ha fatto una cifra artistico-stilistica nonchè una missione di vita, riparte alla carica. Nel suo consueto spazio su Dagospia, l'autore di Vita standard di un venditore provvisorio di collant torna a criticare Lucio Dalla. "L'omosessuale non dichiarato sta all'omosessuale dichiarato come l'evasore fiscale sta al contribuente totale". In pratica, la colpa di Dalla sarebbe quella di aver goduto dei piaceri di una condotta privata senza pagare lo scotto di una posizione pubblica, mettendoci la faccia e magari combattendo le battaglie per i diritti civili: "Evadere le tasse e godere proditoriamente dei servizi sociali pagati da chi le tasse le paga è un crimine esattamente come lo è fare gli etero benedetti dalla Chiesa di giorno e gli omo maledetti dalla Chiesa di notte mentre altri- prosegue Busi -, veri eroi e martiri perché controvoglia, fanno anche la parte dei vigliacchi succhiasangue profittatori di beni civili e politici ed economici rubatii". "Serve la gogna" - "Un uomo gay di nascosto e massimamente se uomo pubblico, e che pertanto è per convenienza zittito di fronte all'eventualità di lottare contro l'omofobia che attanaglia i più deboli e addirittura i suoi fan, mi indigna fino a provarne schifo e, proprio come un evasore, lo costringerei ad andare in giro con la gogna al collo", scrive ancora lo scrittore, furente. "L'ho già detto e lo ripeto: un gay cattolico che cerca il dialogo con la Chiesa e addirittura il suo perdono è come un ebreo che tiene sul comodino la foto di Hitler, entrambi i pervertiti sono ammalati della sindrome di Stoccarda, secondo la quale il rapito finisce per innamorarsi del suo rapitore e individua quale vero nemico chi tenta di liberarlo".            

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