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Tangenti, è ammucchiata Lega e Pdl: 10 indagati

Si allarga l'indagine sul giro di mazzette in Regione Lombardia, dopo l'avviso di garanzia a Boni. Maroni: "Lega sotto attacco"

Matteo Legnani
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Si allarga il nuovo caso-tangenti in Regione Lombardia, che da ieri vede indagato il presidente del Consiglio regionale Davide Boni. Secondo indiscrezioni della procura, nell'interrogatorio prima della scarcerazione l'ex assessore Franco Nicoli Cristiani (arrestato per tangenti lo scorso autunno) avrebbe rivelato che sono una decina gli esponenti politici locali di Pdl e Lega coinvolti in quello che sarebbe un vero e propio sistema-regione. La procura di Milano, che ritiene il caso Nicoli Cristiani collegato a quello di Boni, è anche convinta che i vertici regionali del Carroccio fossero al corrente del sistema di tangenti e che parte di quei soldi finisse direttamente nelle casse del partito di Bossi. Nel pomeriggio di oggi, il senatur e Boni si sono incontrati per un faccia a faccia nella sede del partito di via Bellerio e per ora le dimissioni del presidente del Consiglio regionale sarebbero escluse. L'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni, sulla sua pagina di Facebook, ha oggi "avvertito" i magistrati, riprendendo quella teoria del complotto anti-Lega (in quanto unico partito all'opposizione) che era già stata sventolata ieri da alcuni esponenti padani come Matteo Salvini e il capogruppo alla Camera Gian Paolo Dozzo. "La Lega è sotto attacco, Boni non si tocca" ha scritto. Maroni ha anche cancellato l'incontro pubblico previsto per domani a Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine, per partecipare a una riunione nella sede della Lega Nord in via Bellerio proprio sulle tangenti in Regione.

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