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De Benedetti attacca tutti: Passera, Bersani e Draghi

L'Ing a Servizio Pubblico: "Corrado ci metta la faccia. Pier vecchio per fare premier. Mario sbaglia su welfare Ue"

Nicoletta Orlandi Posti
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"Bersani candidato premier? Ho molta stima e amicizia per lui, ma, detto questo, la gente vuole archiviare questo periodo, al di là dei meriti o demeriti delle persone: vuole voltare pagina". Così Carlo De Benedetti, presidente del gruppo editoriale L'Espresso (nonché presunta, ma smentita, tessera numero 1 del Partito Democratico), in un'intervista in onda giovedì sera su Servizio Pubblico di Michele Santoro. L'editore di Repubblica scarica il suo segretario. Ma l'ingegnere, un vero fiume in piena, ne ha per tutti. Nel mirino ci finisce anche un idolo di Repubblica, il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi. "Sbaglia Draghi quando dice che il welfare europeo deve essere cambiato: è parte della nostra cultura, è una nostra caratteristica. Nel momento in cui ci viene chiesto giustamente di pagare le imposte, abbiamo diritto di esigere che queste imposte ci vengano restituite sotto forma di servizi, da un lato, e di welfare, dall'altro. Gli indignati hanno ragione: sono l'indizio di un malessere che è molto più diffuso nel paese". L'affondo contro Passera - L'ingegnere sotterra poi Sergio Marchionne ("Io vorrei sapere cosa la Fiat è disposta a fare per l'Italia") e quindi spara su un altro democratico, rottamando con una battuta il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. L'elenco degli 'abbattuti' da De Benedetti si arricchisce poi del capitolo Corrado Passera. "Lo ho conosciuto quando aveva 26 anni ed era deluso perché, dopo gli anni trascorsi in McKinsey, non era riuscito a diventare partner di quella società". Il riferimento è al 1985, anno in cui De Benedetti conobbe e arruolò l'attuale superministro nella sua holding Cir. L'Ingegnere omette poi tutti i particolari della successiva carriera di Corradino, costellata di innegabili successi. A De Benedetti interessava chiudere subito i conti con il suo ex collaboratore, e denunciare gli eccessi di furbizia di Passera, a cui ha rinfacciato il fatto che non si diventa leader per riflesso di qualcun altro (ogni riferimento era a Mario Monti) e che in politica e al governo arriva il momento in cui bisogna metterci la faccia.

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