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Belpietro contro Santoro "Così tradisci Pasolini"

Michele censura il pensiero dello scrittore sul '68. Il direttore: "Lo fai perché parla dei giornalisti che leccano il culo ai violenti"

Nicoletta Orlandi Posti
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Il contesto è l'evocativa scenografia di Servizio Pubblico, il personalissimo tribunale mediatico dove impera Michele Santoro. Giovedì sera, nella puntata dall'ambiguo titolo Ordine Nuovo (a chi veniva strizzato l'occhio? Alla rivista di Gramsci o a Pino Rauti?), partendo dalla crisi economica che attanaglia l'Europa si arriva a parlare di cassa integrazione, disoccupazione e delle proteste che secondo Santoro "dalla Val di Susa minacciano di estendersi all'intero Paese". In studio anche dei poliziotti, che incalzati dal teletribuno Michele ammettono che, dopo il G8 di Genova 2001, le forze dell'ordine pagano lo scotto di quel che è accaduto. Oggi, spiega uno di loro, "a volte i comandi, e le cariche, arrivano troppo tardi". E Santoro chiosa: "Può essere controproducente". Ma il piatto forte arriva qualche minuto più tardi, quando Santoro rifiuta di leggere i versi di Pasolini sui poliziotti vittima di violenze nel 1968. Il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, in studio, inchioda il teletribuno: "Non vuoi leggere quei versi perché parlano dei giornalisti della televisioni che hanno leccato il culo a tutti quelli che protestavano contro i poliziotti". Ma procediamo con ordine. "I figli di papà non cambiano mai": il videoeditoriale di Belpietro su LiberoTv Leggi il testo della poesia di Pier Paolo Pasolini Belpietro contro Santoro a Servizio Pubblico: guarda su LiberoTv Frecciate con Casarini - Siamo alle battute finali della puntata, un fiume di parole che dura da più di due ore. Belpietro è seduto di fronte al leader dei disobbedienti, Luca Casarini. Il tema resta quello della polizia e delle forze dell'ordine. Casarini si dice contrario al lavoro straordinario, di tutti, "non solo degli agenti". Belpietro ribatte spiegando che "a me sembra che Casarini più che contro lo straordinario sia contro il lavoro punto e basta". Il clima si scalda. Casarini tira in ballo il movimento No Tav e la Val di Susa. Spiega che, complice anche la Valle, i poliziotti "faranno sempre più straordinari" perché "il governo non ha mai parlato di un'alternativa" all'alta velocità. E quindi continueranno le proteste e le violenze. Ne segue che, i poliziotti, dovranno lavorare di più, "perché uno può anche agire, non può stare a guardare lo scempio", rivendica il disobbediente. La citazione di Pasolini - Belpietro contrattacca. Spiega che Casarini "per la Tav ha parlato di devastazione. Per lui tutte le opere sono devastazione". Insomma, il leader dei disobbedienti "usa argomenti che sentiamo dal 1968". Ma a quel tempo, continua il direttore di Libero, "c'era Pasolini che spiegava che i poliziotti attaccati nelle piazze non erano ragazzi viziati, come invece erano molti di quei ragazzi che li contestavano. I poliziotti erano e sono persone che lavorano seriamente. Ma di cosa stiamo parlando - si scalda il direttore -? Duecentoventi agenti, in Val di Susa, sono stati feriti da lanci di pietre e dal materiale che gli hanno scaricato addosso perché stavano difendendo un'opera pubblica che tutti i governi legittimamente eletti non vogliono fare. Gli unici che non cambiano idea sono le mille persone che protestano in Valsusa". A questo punto la prima incursione del teletribuno Santoro, che spiega come a suo parere "questa citazione di Pasolini è sempre un po' incompleta". Replica Belpietro: "Bisogna pubblicarla, non c'è problema. Pubblichiamola tutta". Gli insulti dei Forconi - Il format santoresco ci offre poi il consueto collegamento dalla piazza urlante. Questa volta le telecamere e il fido Sandro Ruotolo sono tra i forconi della Sicilia. E' la solita coreografia da stadio, tra grida, accuse alla classe politica e insulti a Belpietro. "Lei se ne deve andare", gli bercia contro uno di loro. Casarini in brodo di giuggiole si lancia nella mischia, dispensa frecciatine fuori contesto e con mimica disperata si produce nella litania "che vergogna, che vergogna" (e a vergognarsi dovrebbe essere Belpietro...). Il direttore risponde al Forcone: "E' lei che se ne deve andare via, è lei che deve cambiare la faccia, e soprattutto quella dei mantenuti di Stato. Chi è che ha votato gli amministratori siciliani che hanno dilapidato intere fortune? Io no. Voi avete beneficiato del sistema clientelare". Ma per il pubblico di Santoro questa è una falsità. Nel tribunale di Michele si alza il grido dei coreuti, "Buffone, buffone", rivolto a Belpietro. Lo scontro finale - Clima infuocato. Le voci si sovrappongono. Non si capisce più nulla. Così Santoro, con sorriso sornione, cerca di riportare il suo Servizio Pubblico sui binari della normalità. "Ora Belpietro vuole fare un sms...". E giù risate. Il direttore ha in mano un iPad, e torna sulla questione che aveva preceduto il siparietto dei Forconi e che era rimasta in sospeso. "Siccome dicevi prima di Pasolini, posso leggerti quei versi?". Santoro non ne vuole sapere: "No, no. Pubblicali domani". Il direttore punge nel vivo Santoro: "Sai perché non li vuoi leggere? Perché parlano dei giornalisti della televisione che hanno leccato il culo a tutti quelli che protestavano contro i poliziotti. Di questo parla". "Era dedicata a me", replica stizzito Santoro. "Vuoi leggerla?", incalza Belpietro. Il teletribuno perde la staffe e grida: "No, non voglio perdere tempo". O forse non voleva prendere atto delle parole di Pasolini. Lo scontro continua ancora per qualche secondo. Il teletribuno con inappellabile sentenza rifiuta di leggere Pasolini. "Pubblicali sul tuo sito". Ecco fatto: leggi i versi di Pasolini.            

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