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Ma l'Italia è schiava delle tasse: pressone reale da record, al 54,5%

Corte dei Conti contro la politica fiscale di Monti: "Eccessivo carico su contribuenti fedeli". Cgia Mestre: "Pressione senza eguali al mondo"

Andrea Tempestini
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Prima il garante della privacy, Francesco Pizzetti, che spiega a Mario Monti come le nuove norme sulla trasparenza amministrativa nei controlli fiscali rappresentano "strappi forti allo Stato di diritto". Poi la Corte dei Conti, che sottolinea come il peso delle tasse punta a mirare il 45%, ossia "un livello che ha pochi confronti nel mondo". Parola del presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaoloni, che spieca che "se a ciò si aggiunge che le stime più accreditate ipotizzano un livello di evasione fiscale dell'ordine del 10-12% del prodotto, ne consegue che il nostro sistema è disegnato in modo tale da far gravere un carico tributario sui contribuenti fedeli sicuramente eccessivo". Per farla breve, nella tirannica dittatura fiscale tutta italiana, a pagare il conto più salato di tutti, sono i contribuenti onesti. E il governo Monti deve prenderne atto. Ma non è tutto. Perché se nel 2012, come snocciolato dal presidente dei magistrati contabili, la pressione fiscale ufficiale è prevista al 45%, quella reale potrebbe raggiungere vette vertiginose. Nel caso in cui, sempre più probabile, fosse confermato l'ulteriore aumento dell'Iva previsto per il prossimo autunno, la perssione fiscale reale dovrebbe toccare il 54,5%: "Un record che, purtroppo, non ha eguali al mondo", ha commentato il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi. Gli sgravi fiscali necessari - Giampaolino ribadisce che "il confronto con l'Europa segnala per l'Italia un'elevata pressione fiscale, una distribuzione del prelievo che penalizza i fattori produttivi rispetto alla tassazione dei consumi e patrimoni". Quindi le cifre, che indicano come gli sgravi necessari per riportare a livello continentale il prelievo sui redditi da lavoro e da impresa, in Italia, dovrebbero aggirarsi attorno ai 50 miliardi di euro: nel dettaglio 32 miliardi per i redditi da lavoro e 18 per quelli d'impresa. Secondo quanto affermato dalla magistratura contabile occorre una profonda revisione del sistema fiscale italiano per conferirgli "un aspetto europeo". Ma considerato che "gli spazi per un ulteriore aumento del prelievo sui consumi non assicurerebbero più di un decimo del fabbisogno complessivo", occorre agire soprattutto sull'evasione e sull'erosione fiscale, allargando in modo strutturale la base imponibile". Secondo la Corte dei Conti è questa la strada da percorrere "per rilanciare competitività, efficienza e crescita economica". Secondo Giampaolino gli interventi sul fronte fiscale andranno affiancati "all'attuazione di una severa politica di contenimento e di riduzione della spesa". Giampaoloni ha poi fatto notare che, se la crescita del pil dovesse assestarsi all'1% e il bilancio dello Stato tornare in pareggio, in un arco di tempo pari a vent'anni il debito pubblico dovrebbe scendere al 65% del prodotto, raggiungendo gli obiettivi dati dall'Unione europea.

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