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Tangenti a Lega Nord e Pdl: "Così funziona in Lombardia"

Gilbero Leuci, indagato nell'inchiesta che coinvolge Boni, ai pm: "Soldi destinati pro quota ai partiti. Vi spiego il sistema"

Andrea Tempestini
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"Per montare affari immobiliari in Lombardia era necessario fare un passaggio da Boni e da Ghezzi". E' quanto ha dichiarato Gilberto Leuci, uno degli indagati nell'inchiesta per corruzione che ha coinvolto il presidente del Consiglio regionale lombardo, il leghista Davide Boni, e il capo della sua segreteria politica, il dimissionario Dario Ghezzi. Leuci ha aggiunto in un interrogatorio del 9 novembre 2011: "Sono a conoscenza che i soldi per la politica dovevano essere destinati pro quota ai partiti che reggevano la giunta cassanese, in particolare Forza Italia e Lega Nord". Dodici operazioni - La 'gola profonda' dell'inchiesta spiega la sua verità sul sistema: "Posso dire che le operazioni che io ho montato a Cassano, sulle quali ho percepito denaro dagli imprenditori, denaro che oggi ho girato a Michele Ugliola trattenendo la mia parte, sono circa 12. Posso quantificare in circa un milione e mezzo di euro la somma che io ho ritirato dagli imprenditori per le predette operazioni. Io e Ugliola trattenevamo generalmente tra un quarto e un terzo delle somme ricevute valutando la quota trattenuta caso per caso". La spartizione - L'indagato spiega poi come avveniva la spartizione delle tangenti. "La quota da destinare ai politici, di circa due terzi della somma percepita, era gestita completamente da Ugliola, il quale si occupava di recapitarla ai politici". Leuci individua con precisione i ruoli di Boni e del suo segretario Dario Ghezzi. "Non so indicare un esponente politico preciso per quanto riguarda il partito Forza Italia, mentre posso indicare Boni e Ghezzi come politici di livello più alto, con cui aveva stretti rapporti Ugliola, da cui avevamo copertura". Parla il leghista - Dai verbali d'indagine spuntano poi le dichiarazioni dell'ex consigliere provinciale Marco Paoletti, oggi nel gruppo misto, interrogato lo scorso 21 ottobre dai pm di Milano: "Ero consapevole del fatto che un terzo dei profitti sarebbero andati alla Lega", ha spiegato nel verbale depositato al Riesame. Paoletti prosegue spigando che "nel dicembre 2010 è stata perquisita la mia abitazione e io volevo essere tranquillizzato dai vertici del movimento, in quanto temevo un diretto coinvolgimento della mia persona nei fatti di Cassano. Ricordo che Boni - prosegue Paoletti - in più occasioni mi tranquillizzò dicendomi che non mi avrebbero abbandonato politicamente qualora ci fosse stato un risvolto giudiziario negativo nei miei confronti". In un altro passaggio Paoletti chiama direttamente in causa Boni: "Non vi erano problemi per quanto riguardava l'approvvigionamento a sostenere i costi della sua campagna elettorale. Del fatto che Ugliola fosse colui che doveva occuparsi delle provviste di denaro per il movimento ebbi conferma durante un successivo incontro che ebbi con Ghezzi.

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