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Pisapia nei guai per Malpensa Indagine a carico di ignoti

Vendita Sea, un uomo vicino al Pd a Gamberale: "Tutto come volevi". Il sindaco: "Sono tranquillissimo". Ma il pool di Milano apre un'inchiesta

Lucia Esposito
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Giuliano Pisapia ostenta tranquillità sulla questione della vendita di Sea a Vito Gamberale. Il primo cittadino del capoluogo lombardo ha spiegato che la propria serenità si basa sulla trasparenza che ha caratterizzato i lavori di scrittura del bando e di gestione della gara "aperta a tutti"."Sono non tranquillo - ha dichiarato il sindaco -, ma tranquillissimo, per me e per la mia Giunta. Il lavoro in Consiglio comunale si è svolto in trasparenza di fronte a migliaia di milanesi che hanno potuto seguire l'iter del bando". Ma sull'ipotesi di una nuova cessione di quote Sea, il primo cittadino di Milano sottolinea che "potrebbe anche comportare la quotazione in Borsa. Non abbiamo né escluso né deciso niente. Stiamo valutando le varie ipotesi". Il sindaco insomma si mostra tranquillo, ma in parallelo è arrivata la notizia che il procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, titolare del fascicolo sulal vicenda Sea, ha aperto un'indagine per turbativa d'asta a carico d'ignoti. L'indagine mira a fare luce sulla cessione del 30% delle quote della società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa, passate dal Comune di Milano all'imprenditore Vito Gamberale. Segue l'articolo di Claudio Antonelli: tutti i dettagli della vicenda. Dopo poco più di un mese dall'annuncio, il Comune di Milano il 17 dicembre scorso vende a F2i, il fondo retto da Vito Gamberale, il 29,7% della Sea la società che controlla gli aeroporti milanesi. La cifra pagata è di 385 milioni di euro. All'asta partecipa un secondo acquirente, che però arriva ben dieci minuti di ritardo rispetto all'ora fissata per la consegna delle buste. L'indomani il plico intestato al fondo indiano Srei, in Italia rappresentato da Vinod Sahai, viene aperto. Contiene un'offerta di 425 milioni. Ben 40 in più rispetto a quella degli italiani. L'opposizione in consiglio comunale  insorge. L'ex vice sindaco bacchetta. «Puntualmente», Riccardo De Corato osserva, «Gamberale ha vinto la gara della Sea, con passaggi che fanno capire come tutto sia stato costruito. Poi si è presa a scusa la Serravalle, che era la società che si doveva vendere. Ma non viene venduta, anche perché Tabacci aveva detto a tutti, a giugno, che la azioni di Serravalle non servivano a nulla. Serravalle è stata messa in vendita insieme alla Sea così che diventasse appetibile. Poi, di fatto, la Sea è stata venduta all'acquirente di cui la stampa parlava già tre mesi fa». Sono partite minacce di denuncia per diffamazione. Il tutto condito con la promesse che carte e documenti sarebbero arrivati alla procura. Il riferimento alle quote Serravalle cadeva anche a fagiolo per evidenziare la mancata inchiesta sull'acquisto da Marcellino Gavio di azioni dell'autostrada da parte della provincia di Milano, guidata da Filippo Penati. Ma questa è un'altra storia  intrecciata con gli affari targati sinistra e Pd. Un'altra storia, sebbene la Corte dei Conti abbia già dimostrato il danno erariale, perchè la bomba vera l'ha lanciata ieri il settimanale L'Espresso. Pubblicando la notizia di un'intercettazione telefonica tra Vito Gamberale e una persona «in ottimi rapporti con il vertice nazionale del Pd» riguardo al bando di gara dell'amministrazione comunale relativo a proprio a quella vendita. «Al telefono i due mostrano grande intimità e parlano senza freni», scrivono i due giornalisti dell'Espresso. «Il patron di F2i fa molte domande su come sta venendo impostato il bando del Comune di Milano e si raccomanda che non ci siano sorprese. L'altro lo tranquillizza e dice che tutto sarà costruito su misura, proprio in base a quanto il fondo desiderava. E insieme ridono della faccenda».  Una partita da centinaia di milioni di euro, che stava per consegnare a Gamberale una fetta consistente dei due aeroporti milanesi. Una vicenda che per i più maliziosi ricorda quella ormai celebre dell'«Abbiamo una banca» by Fassino e Consorte. In questo caso la telefonata avviene a metà ottobre. Il banco di gara ufficializzato a metà novembre e solo un mese dopo avviene la scenetta delle buste. Sembrerebbe inquietante. Le cose sarebbero andate come la telefonata anticipava. Tanto più i pm di Firenze che stavano intercettando l'interlocutore di Gamberale trasmettono gli atti a Milano. L'Espresso spiega: ipotizzando il reato di turbativa d'asta. Ma la pratica resta un modello 45. In altre parole un fascicolo senza indagati nè ipotesi di reato. Fino a ieri quando il pezzo del settimanale fa scoppiare la bufera. Non solo in consiglio comunale. Anche in procura, dove il modello 45 è rimasto tale. Non si capisce se sia in capo al pool economico o a quello dei reati amministrativi. O addirittura se sia in mano al procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. Tanto che ieri le agenzie titolavano: giallo in procura. Quello che è probabile è che forse la procura di Firenze avrebbe bloccato la gara. Ma questa è fantasia. Quello che è certo è che il motivo principale per cui gli indiani furono scartati (loro non fecero ricorso) è l'aver inserito nella busta la richiesta di acquistare un'altra quota. Mentre Giuliano Pisapia non voleva sentirne parlare. Ma questo era dicembre. Per il 2012 è previsto un buco in bilancio di circa 500 milioni di euro e Palazzo Marino guarda caso pensa di correre ai ripari ipotizzando una nuova vendita dei gioielli di famiglia. Dismettendo un'altra quota Sea. Magari, consentendo allo stesso F2i di salire ulteriormente, ma salvaguardando il diritto dell'amministrazione pubblica di porre il veto sulle scelte che determinano strategicamente il futuro di Linate e Malpensa, quali le alleanze, la distribuzione dei dividendi o gli esuberi. Proprio quello che ha imposto la squalifica degli indiani. È chiaro che ora la procura di Milano avrà di che lavorare. Sul versante politico non si può non sottolineare che l'operazione promossa dal fondo F2i mira a mettere in rete gli aeroporti del nord, una rete che sa sempre di più di sinistra. Come non si può non sottolineare che i legami tra F2i e Pd sono forti. basti pensare che nel 2011 l'allora coordinatore nazionale  per le infrastrutture dei democratici era Riccardo Conti, già assessore alla Regione Toscana, da allora consigliere dello stesso Fondo guidato da Vito Gamberale. di Claudio Antonelli

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