Cerca
Cerca
+

Lusi: al tesoriere di Rutelli 300mila euro non bastavano

Redditi dei politici: il cassiere della Margherita, accusato di aver sottratto 13 milioni al partito, fa la figura dell'ingordo

Matteo Legnani
  • a
  • a
  • a

Lo stipendio da senatore, evidentemente, a Luigi Lusi non bastava. Per l'ex tesoriere della Margherita, quei 304.926 euro dichiarati al Fisco nel 2011 erano poca roba. Al punto da spingerlo a sottrarre alle casse del partito, così come emerso dall'inchiesta della procura di Roma in cui il senatore è indagato per appropriazione indebita, oltre tredici milioni di euro. In possesso di Lusi anche l'87,4% del totale delle quote della società editrice Europa, il quotidiano della Margherita, pari a  84.893 euro. Azioni nella disponibilità del senatore in qualità di intestatario-fiduciario dell'associazione politica «La Margherita», di cui Lusi era rappresentante legale nel cda dell'azienda. È quanto emerge dalla pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi dei parlamentari relativi al periodo d'imposta 2010. Dai documenti emerge anche che Lusi ha venduto due automobili, una Lancia Delta e una Mercedes Ml, per comprare una Fiat 500. Lusi a parte, la documentazione patrimoniale dei parlamentari conferma che il più ricco resta Silvio Berlusconi. L'ex premier, infatti, incrementa di circa otto milioni il proprio reddito imponibile superando il tetto dei 48 milioni di euro. Per quanto riguarda la situazione mobiliare e immobiliare, Berlusconi dichiara la cessione di una proprietà acquistata nel 2009 ad Antigua, e l'acquisto di un immobile a Lampedusa: quello che secondo il Corriere non aveva mai preso. Alle spalle del Cavaliere, staccatissimo, c'è un altro deputato del Pdl: Amato Berardi, che nel 2011 ha dichiarato 3.092.105 euro. Nella classifica dei dieci deputati più ricchi, del resto, gli esponenti del partito dell'ex premier la fanno da padrone: gli unici due “intrusi” sono due deputati di Futuro e Libertà, Giulia Bongiorno e Giuseppe Consolo (entrambi avvocati), con rispettivamente 1.720.936 e 1.630.675 euro. Tra i legali del Parlamento, però, chi vince è Donato Bruno (Pdl) con 1.751.830 euro. Più indietro Niccolò Ghedini, uno degli avvocati di Berlusconi, fermo a 993.901 euro e superato anche da Maurizio Paniz, altro penalista  del Pdl (1.482.270 euro).  Rovesciando la classifica, il deputato più povero è Luigi Muro (Pdl), che nel 2011 ha dichiarato 26.027 euro. Al secondo posto c'è un altro esponente berlusconiano: Roberto Marmo con 29mila euro. Tra i leader della maggioranza, invece, a spuntarla è Angelino Alfano (Pdl), che con i suoi 169.317 euro batte sia Pier Luigi Bersani (Pd), che ha dichiarato 136.885 euro, sia Pier Ferdinando Casini (Udc), fermo a 116.986 euro. Casini, tuttavia, nel 2010 è stato protagonista di significativi movimenti in Borsa: a fronte dell'acquisto di 967 azioni di Intesa, 88 della Total e 40 dell'Eni, l'ex presidente della Camera ha ceduto 1.525 azioni Unicredit. Tra i leader di partito, ad eccezione di Fini (Fli) quello che vanta le maggiori entrate è Antonio Di Pietro con 182.207 euro. Umberto Bossi (Lega) con 124.871 euro è nelle retrovie. Il duello tra i presidenti delle assemblee premia Renato Schifani, numero uno del Senato, che con un reddito imponibile di 223.939 euro batte Gianfranco Fini, presidente della Camera, arrivato a 201.115 euro. Quanto ai senatori, il più ricco è naturalmente Monti. Alle sue spalle Umberto Veronesi, che però il 22 febbraio 2011 ha lasciato Palazzo Madama. Fatto sta che nel 2010 l'oncologo ha dichiarato quasi un milione e mezzo di euro. Alle loro spalle c'è il senatore del Pdl Alfredo Messina, cui con 1.383.581 euro va la palma del più ricco (Monti escluso). Dietro di lui, altri due esponenti del Pdl: Salvatore Sciascia (1.020.992) e Gianpiero Cantoni (768.400). Leggera flessione, invece, per Marcello Dell'Utri, che rispetto al 2009 esce dalla “top ten” dei senatori più abbienti, quelli con un imponibile superiore al mezzo milione di euro, con un reddito di 404.608 euro. Il più “povero”, al contrario, è Felice Belisario: il capogruppo dell'Italia dei valori è sotto i 100mila euro lordi annui (92.756). In Parlamento, ancora prima del “Btp day”, si registra scarsa fiducia nei confronti del titolo di Stato più esposto alla speculazione: nel 2010 solo due deputati, Mario Pepe (misto) e Roberto Rao (Udc), lo hanno acquistato. Il primo per un valore pari a 100mila euro, il secondo per 50mila.  di Tommaso Montesano

Dai blog