L'idea dell'esecutivo per trovare un accordo sull'articolo 18
Il governo: Licenziamento con indennizzo per 27 mesi. La Cgil: "L'obiettivo è quello dei licenziamenti facili"
L'articolo 18 viene esteso a tutte le imprese, anche a quelle sotto i 15 dipendenti, per quanto riguarda i licenziamenti discriminatori. E' quanto trapela dal vertice in corso tra governo e parti sociali sulla triforma del mercato del lavoro. E' forse questa la notizia più importante venuta fuori dalla riunione ristretta tra Governo sindacati e Confindustria nello studio del premier Monti, il negoziato sulla riforma del mercato del lavoro dopo che il round informale di questa mattina ha lasciato sostanzialmente irrisolti tutti i nodi sul tappeto Nello specifico, il 'nodo' più importante da sciogliere resta l'articolo 18: i sindacati sono compatti nel ritenere il reintegro l'unica opzione davanti ad un licenziamento discriminatorio. Più complessa invece la partita sui licenziamenti disciplinari, sui quali i sindacati appaiono divisi. E spunta un'ipotesi di compromesso: in queste ore, si sta infatti ragionando a una soluzione per quanto riguarda l'articolo 18 e in particolare i licenziamenti disciplinari. In un primo momento era ventilata l'ipotesi di un indennizzo di 32 mensilità che varrebbe in caso dei licenziamenti disciplinari, poi si è passati a 27 mensilità. Quest'ipotesi scatterebbe nel caso in cui il giudice scelga l'opzione dell'indennizzo e non del reintegro. Più in generale si lavora a una proposta di mediazione per cui si dovrebbero circoscrivere in modo chiaro le causali dei licenziamenti disciplinari. Si dovrebbero dunque specificare le motivazioni in base a cui l'azienda può giustificare il licenziamento disciplinare di un lavoratore: in questo caso il giudice potrebbe reintegrare o in casi meno gravi indennizzare il lavoratore facendo riferimento alle norme sancite nei contratti collettivi. Al giudice verrebbe lasciata libertà di decidere il reintegro o l'indennizzo solo nei casi di licenziamento individuale per motivi economici, se considerato illegittimo. Una doppia opzione che oggi non è prevista dall'articolo 18. Cisl e Uil sono d'accordo su questo schema. "Licenziamenti facili" - Secondo la Cigl però, "nonostante gli sforzi unitari per costruire una mediazione con il governo, l'esecutivo ha solo manistestato l'intenzione di manomissione dell'articolo 18. E' più che fondato il timore che in realtà l'obiettivo del governo non sia un accordo positivo per il lavoro ma i liceniziamenti facili". Legge delega - Il governo starebbe studiando l'ipotesi di portare la riforma in Parlamento attraverso una legge delega. Per il momento quindi l'esecutivo starebbe pensando di scartare lo strumento del decreto legge. Il tentativo, ancora in corso, è quello di percorrere fino in fondo la strada del confronto e del dialogo. Il governo presenterà quindi al Parlamento una proposta di riforma del mercato del lavoro che terrà conto delle varie posizioni che saranno espresse dalle parti sociali. “Il Parlamento resta l'interlocutore principale del Governo”. A evidenziarlo è stato il Premier, Mario Monti, aprendo i lavori dell'incontro con le parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro