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Soldi a tutti i licenziati Monti tratta coi sindacati

Il premier: "Articolo 18, non si torna indietro. Ma eviteremo gli abusi". Non è terminato il dialogo con le sigle: chiedono un indennizzo per tutti

Andrea Tempestini
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"Sull'articolo 18 non si torna indietro, ma abbiamo percepito una diffusa preoccupazione su cui vorrei rassicurare tutti". La preoccupazione è relativa al fatto che "il binario dei licenziamenti economici possa essere abusato con aspetti di discriminazione. Il governo si impegna affinché questo rischio non si verifichi perché è nostro dovere evitare discriminazioni con un minimo di attenzione alla stesura. Su questo mi impegno". E' quanto ha dichiarato il premier, Mario Monti, nel corso dell'incontro con le parti sociali riunite a Palazzo Chigi per l'ultimo tavolo di trattativa sulla riforma del lavoro. Una volta terminati i lavori, nel corso della conferenza stampa, il ministro Fornero ha spiegato: "Non aboliamo l'articolo 18, tendiamo a distinguere le fattispecie tra i licenziamenti economici, quelli disciplinari e quelli discriminatori". Il ministro ha così confermato che l'impianto dell'articolo 18 resta lo stesso deciso nel corso dell'incontro dello scorso martedì. E ancora, Fornero ha sottolineato come "il documento tecnico (la riforma, ndr) ha molti aspetti, non solo uno su cui tutti discutono, l'articolo 18, senza considerare le connessioni con il resto della riforma". Ma la trattativa con i sindacati sulla riforma dell'articolo 18 in verità non è ancora terminata. Verso la legge delega - Dopo le prese di posizione delle Cei e dei sindacati, il governo ha aperto a una lieve riformulazione dell'articolo 18 nella parte relativa ai licenziamenti economici, ma mantenendone inalterato l'impianto. La riforma, ha aggiunto Monti, "domani sarà interamente in Cdm". Il premier ha però aggiunto, categorico, che nel caso dei licenziamenti per motivi economici resta l'impossibilità del reintegro. Il ministro Elsa Fornero ha puntualizzato che "il testo di tutta la riforma, compresa la parte sulla flessibilità in uscita, sarà portato domani (venerdì, ndr) in Cdm e non sarà consegnato prima alle parti sociali". Si è poi appreso che l'orientamento del governo sulla riforma è quello di ricorrere allo strumento della legge delega: è quanto hanno riferito fonti tecniche. Con il ricorso alla legge delega, di fatto, il Parlamento potrà intervenire per modificare la norma. Lavoratori licenziati - Nell'ampio testo della riforma del lavoro, il tema più caldo resta quello della flessibilità in uscita, ossia l'articolo 18. La novità più significativa presentata dal governo alle parti sociali nell'incontro di martedì è quella relativa al licenziamento per motivi economici: una società, secondo quanto prospettato dai tecnici, potrebbe licenziare - senza possibilità di reintegro - in caso di difficoltà economiche. Il lavoratore licenziato, nella formulazione originaria del testo, avrebbe potuto godere degli ammortizzatori sociali, nel dettaglio del nuovo sussidio di disoccupazione (l'Aspi), che a differenza degli altri ammortizzatori entrerà a regime subito, e non nel 2017. Prima la Cgil e il Partito Democratico, quindi anche la Cisl, hanno manifestato la loro contrarietà alla norma. Sindacati: soldi a tutti - Nel corso del tavolo di giovedì a Palazzo Chigi si è trattato sulla buonuscita della quale possa godere un lavoratore licenziato per motivi economici, buonuscita che per i sindacati dovrebbe andare a beneficio di tutti i lavoratori licenziati, aggiungendosi al nuovo sussidio di disoccupazione. L'articolo 18 riformulato , infatti, nella versione presentata martedì, offre la possibilità dell'indennizzo solo nel caso in cui il lavoratore abbia ragione di fronte a un giudice (fino ad oggi, nel caso in cui al lavoratore venisse riconosciuta la ragione, il reintegro era obbligatorio). Il secondo punto sul quale trattano i sindacati è quello della definizione dei criteri che nelle singole realtà aziendali possano giustificare il licenziamento per motivi economici, un punto sul quale ancora non sono state chiarite le posizioni del governo. I sindacati chiedono chiarezza e più soldi per tutti i licenziati: su questo punto la trattativa non è ancora finita.

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