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Statali, sul loro licenziamento Governo rinvia la decisione

Il consiglio dei ministri rimanda a un altro tavolo il nodo dei dipendenti pubblici. La loro esenzione dal nuovo art 18 solleva problemi di costituzionalità

Lucia Esposito
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Il consiglio dei ministri che ha approvato la riforma del mercato di lavoro "salvo intese", ha evitato quello che negli ultimi giorni si è presentato come uno scoglio insupereabile: cioè le conseguenze sui dipendenti pubblici della modifica dell'articolo 18. Alla fine si è deciso di non affrontare il tema: "con riguardo al settore pubblico eventuali adeguamenti alle disposizioni saranno demandati a successive fasi di confronto". Tutto è rinviato a un nuovo tavolo, quello tra il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi (nella foto) e i sindacati del pubblico impiego. Il rischio è che l'esenzione dalle nuove norme dei dipendenti pubblici, sollevi problemi di incostituzionalità che manderebbero all'aria tutto l'impianto della riforma. In quanto violerebbe il principio di uguaglianza di tutti i cittadini. Per questo il consiglio dei ministri ha annunciato che si studierà il problema dell'estensione dei pubblici dipendenti e delle nuove norme sui licenziamenti individuali economici.  La legge in vigore Secondo la normativa attuale il dipendente pubblico che rifiuta il trasferimento motivato per esigenze di servizio per due volte, dopo aver subito per due volte il taglio della retribuzione, la terza volta piò essere licenziato. Ma in questo caso si tratta di un licenziamento sanzionatorio molto diverso dai licenziamenti per motivi economici previstti per il settore privato.

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