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Emilio: "Lascio ma ritorno" Articolo 18 ad Fedem

Il direttore ha passato la giornata asserragliato nel suo ex ufficio. Poi l'editoriale: "Mi rivedrete". Però l'aria in azienda è diversa

Nicoletta Orlandi Posti
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Ieri mattina è andato in redazione, come sempre. E ci è rimasto tutto il giorno anche se non era più il direttore del Tg4. Come si dice in questi casi, è andato a liberare la scrivania. No, qualcosa di più. Voleva sentire l'odore della redazione. Milano 2 è soleggiata, Palazzo dei Cigni è circondata dalle telecamere e dai cronisti. Una trentina secondo la Questura, cento secondo gli organizzatori. Una ressa da notte degli Oscar. Ma è giorno e siamo a Segrate. Era dalle dimissioni di Enrico Mentana che  Mediaset non era così agitata. Il momento è storico, il clima surreale. Tra collaboratori di Fede un certo panico: «Chissà che fine farò, lavoro qui da 15 anni», sussurra uno. «Il direttore viveva per la tv, come farà ora?». guarda l'ultimo editoriale di Emilio Fede su Libero Tv Fede ha parlato ai giornalisti. All'inizio sereno, poi più cupo. «È sbocciata la primavera», dice, «ho letto i giornali e mi sono subito messo di buon umore, ho letto cose che normalmente si scrivono di chi non c'è più, con il piacere di esserci ancora. Leggendo la mia storia mi sono detto “però, quanto sono bravo”, e poi ci sono i tanti messaggi e messaggini che ho ricevuto, fra gli altri quello del direttore di Radio1 e del Gr1 Antonio Preziosi, che mi invitava a entrare a far parte della sua squadra». Poi dice «resto a Mediaset», ma forse è solo un sogno. Mediaset l'ha licenziato. Nessun accordo per un programma, nessuna scrivania da direttore editoriale. Ora avrà la liquidazione. A meno di un intervento divino. Non si può mai sapere. «Oggi ho firmato le dimissioni, prendo una vacanza e poi si riparlerà di quei nuovi programmi e del mio ruolo nell'azienda di cui si discute da tempo». Al momento, da quanto si apprende, l'ipotesi di una collaborazione futura tra Fede e Mediaset è improbabile.  Dalle 20.30 di mercoledì sera, quando il direttore del Personale Mediaset Luigi Motta è entrato nella redazione del Tg4, la vita di Fede è cambiata. Nessuna uscita “morbida”. Un fulmine. Lui smentisce la frase detta a Repubblica  «C'è la mano di Confalonieri, è lui che l'ha architettato e portato a segno»: «Mai detto, neppure pensato», però le accuse di un complotto di Mediaset sulla vicenda dei soldi in Svizzera ha avuto un peso. Ha sentito Berlusconi? «Ci siamo detti che bella giornata di primavera, è tutto fiorito, è una giornata splendida: non c'è un'era che finisce ma solo situazioni che cambiano». Poi tace. Sta tutto il giorno in ufficio, registra l'editoriale di addio andato in onda nell'edizione delle 19. La sua. L'ora in cui conduceva il Tg Fede Show.  Ieri al  c'era la giornalista Marina Dalcerri. Ecco, non proprio la stessa cosa... Seduto nella sua stanza, quella con il divano per i riposini e delle foto di guerra, sorride ai giornalisti davanti la porta a vetri e poi scarabocchia su un foglio bianco alcune frasi e la mostrate. «Non posso parlare», «Vi voglio bene ma...». Alle 19.20 il servizio d'addio, fatto a braccio: «Non è un addio ma un arrivederci. Largo ai giovani, anche se mi sento giovanissimo. Tornerò, dirò la mia. Mi mancherete», dice al pubblico, «spero di mancarvi anche io». Si emoziona. Anche la conduttrice. Di poche parole colui che da ieri è ufficialmente il nuovo direttore del Tg4, Giovanni Toti (non Giuseppe come ha scritto Dagospia), 43 anni, affabile e ambizioso, sorridente, fino a ieri vicino d'ufficio di Fede con Studio Aperto. Toti conserva il comando del Tg di Italia 1 (forse lo aiuterà Annalisa Spiezie) e ieri ha fatto la prima riunione con i “suoi” nuovi giornalisti. Amicissimo di Mauro Crippa, Direttore Informazione Mediaset, a Toti  «interessa soprattutto firmare un buon Tg». La nuova redazione gli fa gli auguri e intanto Roberto Saviano su Twitter saluta a suo modo Fede.  «Mi mancherà il fango che in questi anni mi ha gettato addosso. Mai offeso, semmai divertito: per me erano medaglie». Su Twitter, i commenti ironici. Tipo. «E ora che farà Raffaella Zardo?». di Alessandra Menzani

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