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Fiat, crollo immatricolazioni Marchionne è così bravo?

Dato giù in media a marzo del 26%, per il Lingotto crollo del 35,6%: tirano solo Porsche e Dacia. E Sergio che fa?

Andrea Tempestini
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È dal 1980 che non si toccava un livello tanto basso. E non si tratta di proiezioni o di analisi sul futuro andamento del mercato dell'auto. Ma di numeri. A marzo la Motorizzazione ha immatricolato 138.137 autovetture, con un allarmante  -26,72% rispetto allo scorso anno (188.495). E già a febbraio si erano intuite le avvisaglie di un terremoto (-18,69% sul 2011). Non sono andate meglio le cose per l'usato che  accusa un calo dell'8,22%. Vale a dire solo 391.863 trasferimenti di proprietà.  Tirando le somme nel mese di marzo 2012 il volume delle vendite (530.000 autovetture) ha interessato per il 26,06% auto nuove e per il 73,94% l'usato. Segnale chiaro e lampante che il Paese ha tirato ulteriormente la cinghia. Già i ripetuti  rincari delle accise nell'ultimo anno avevano dato una “mazzata” al settore con la verde e il gasolio pericolosamente vicino ai 2 euro al litro. Poi è arrivata la sventagliata di tasse (bollo), controlli fiscali incrociati anche sui beni a quattro ruote. Basta condire il tutto con una recessione della quale non si intuisce neppure la fine, per mettere ko il settore.  Se è vero che la crisi dell'acquisto non conosce marchi immuni, stupisce l'ennesima botta del Lingotto:  i marchi di Fiat Group Automobiles (escludendo però Ferrari e Maserati) totalizzano, a marzo, 35.942 immatricolazioni con un calo del 35,6% e una quota di mercato del 26%, stando ai dati dell'Anfia. E non se la passano tanto bene neppure le gettonatissime  case estere. La Volkswagen con l'8,94% perde quote di mercato in Italia (da 8,49% un anno prima) e accusa vendite in calo del 22,84% a 12.353 unità. Comunque meglio della  Ford che scende al 7,91% di quota (da 9,44% un anno prima) e immatricolazioni giù del 38,6% a 10.924, e Opel con il 6,96% (da 6,74%) e vendite in calo del 24,35% a 9.616. Anche quelle del segmento premium (Bmw -33,5%, Mercedes -10,4%) a parte Porsche, che guadagna il 10,66%. Tra le giapponesi Toyota cede il 28,79% e Nissan il 18,05% e tra le francesi Peugeot cala del 25,6% e Citroen del 25,5%. Un segnale chiaro che gli italiani guardano più al prezzo (e ai consumi), che al marchio, arriva dai segmenti low cost: spiccano infatti  marchi come Dacia (+24,3% le vendite) e le coreane Kia +26,9%) e Hyundai (+11,5%). Visti i numeri (in rosso), passiamo alle analisi. «Per il quarto mese consecutivo», spiega Guido Rossignoli, direttore generale Anfia, «il terzo da inizio anno, il mercato dell'auto riporta una forte contrazione a due cifre, riposizionandosi, ancora una volta, sui livelli di oltre trent'anni fa, marzo 1980». Campanello d'allarme anche dall'Unrae, l'Associazione delle case automobilistiche estere: «Sarà molto difficile riuscire a recuperare nei prossimi mesi senza interventi strutturali di sostegno all'auto», suggerisce preoccupato Jacques Bousquet, presidente dell'Unrae. Un monito anche occupazionale visto che si stima che saranno circa 350 i concessionari che chiuderanno quest'anno, con una perdita complessiva di circa 10mila addetti. Su tutto il silenzio assordante del governo che pure ha accolto a Montecitorio  un ordine del giorno per aprire un tavolo di confronto con le associazioni del settore. Ma nessuna iniziativa. di Antonio Castro

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