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Da Bossi soldi in nero alla Lega. Il libretto assegni intestato a lui da Belsito

Per gli inquirenti i soldi venivano da tangenti. Nell'ufficio dell'ex tesoriere Belsito trovati carnet del Senatur e un faldone intitolato "the family"

Matteo Legnani
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Oltre un milione di euro. Tanto, secondo indiscrezioni giudiziarie, avrebbe sottratto l'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito al partito per pagare le spese della famiglia di Umberto Bossi. E nella sua cassaforte aperta a Roma gli inquirenti hanno rinvenuto una cartella dal nome ingombrante, The family (la famiglia, con ogni probabilità i documenti riguardanti Bossi, moglie e figli). "E' un materiale utile ai fini investigativi" sottolineano gli inquirenti napoletani che questa mattina hanno esaminato il materiale sequestrato, in particolare ci sarebbe una documentazione contabile che attesterebbe la distrazione di alcune somme che Belsito avrebbe destinato alle spese dei familiari del leader della Lega, Umberto Bossi. Belisto, assegni sospetti Le telefonate di Belsito - Spunta, intanto, un diluvio di intercettazioni telefoniche: quelle delle telefonate (risalenti in gran parte al mese di febbraio scorso) tra Belsito e la segretaria amministrativa del Carroccio Nadia Dagrada (non indagata) in cui la segretaria lo consiglia di "fare tutte le copie dei documenti che dimostrano i pagamenti fatti a loro favore e di nascondere gli originali in una cassetta di sicurezza". Il tesoriere, però, è combattivo e premunito: "riferisce - scrivono gli inquirenti - di essere in possesso di copiosa documentazione e di una registrazione compromettente per la Lega". Ieri Renzo Bossi, figlio di Umberto, ha smentito con forza: "La mia famiglia di soldi dalla Lega non ne ha mai presi". Al suo ingresso al Pirellone dove era in corso il consiglio regionale della Lombardia, Il Trota ha spiegato: "La mia famiglia deve ancora finire di pagare la ristrutturazione della casa di Gemonio questo perché i lavori sono stati fatti quando mio papà era in ospedale". Nessun ricatto - Parole che però non convincono affatto le Procure. Pesano le parole tra Belsito e la Dagrada, proprio nel momento in cui la posizione del tesoriere era già in bilico per il caso degli investimenti leghisti in Tanzania. L'impiegata è schietta: "Gli dici (a Bossi, ndr): capo, guarda che è meglio sia ben chiaro, se queste persone mettono mano ai conti del Federale, vedono quelle che sono le spese di tua moglie, dei tuoi figli, e a questo punto salta la Lega (...). Papale papale glielo devi dire: ragazzi, forse non avete capito che, se io parlo, voi finite in manette o con i forconi appesi alla Lega". E Belsito è esplicito, quasi sprezzante quando parla delle elargizioni alla famiglia del leader e alla Mauro. "Sai quanto gli ho dato l'altro giorno alla nera? Quasi 29mila, in franchi eh...". E poi, appunto, quei 200mila euro dati al sindacato padano Sinpa, che avrebbe "bilanci truccati". Tutti dati caldi, come le spese pagate ai figli di Bossi, Riccardo e Renzo, ma nessun ricatto. Piuttosto si tratterebbe di informare il capo: "I militanti - spiega la Dagrada a Belsito - si spaventano di più se esce fuori Rosy che non la Tanzania". Soldi in nero - In una telefonata tra Nadia Dagrada  e Francesco Belsito, agli atti delle inchieste condotte a Milano, Napoli e Reggio Calabria, la dirigente amministrativa "parla chiaramente del nero che Bossi dava tempo fa al partito". Un nero che secondo gli investigatori è riconducibile a "denaro contante che può  avere varie origini, dalle tangenti alle corruzioni o ad altre forme   di provenienza illecita e non tracciabile". La circostanza emerge da un'intercettazione telefonica in cui la prima dice al secondo: "Tu non puoi nascondere quelli che sono i costi della famiglia, cioè da qualche parte vengono fuori. Anche perchè o lui, (riferito a Bossi, ndr) ti passa come c'era una volta tutto in nero o altrimenti come c... fai tu". Quel denaro, sempre secondo gli inquirenti, "veniva elargito - proseguono gli investigatori - senza lasciare traccia, a Bossi e ai suoi familiari". Assegni con la scritta Bossi - Nella cassaforte sequestrata a Francesco Belsito sono stati trovati dei carnet di assegni tra cui uno con la scritta "Umberto Bossi". Il carnet, che è relativo al conto corrente della banca sulla quale venivano versati i contributi per la Lega, è stato sequestrato ed è esaminato dai pm napoletani che stanno conducendo inchiesta.      

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