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Marcegaglia: Riforma non va Fornero: Sei una isterica

Lavoro, Confindustria: Il governo ha ceduto alla Cgil sull'articolo 18. Replica del ministro: "Reazione incomprensibile"

Matteo Legnani
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Botta e risposta durissimo, quello avvenuto tra ieri sera e stamattina, protagoniste la leader di Confindustria Emma Marcegaglia e il ministro del Welfare Elsa Fornero. Ieri sera la Marcegaglia, ripresa ampiamente dal Sole 24 Ore in edicola oggi, aveva attaccato duramente la Fornero su quello che ha definito "un accordo (sulla riforma del lavoro, ndr) diverso da quello che era stato annunciato". Un accordo che, secondo la Confindustria, "fa tornare l'incertezza riguardo al reintegro dei lavoratori in uscita". E ancora: "Sul verbale del 23 marzo scorso c'era  l'accordo di tutti tranne che della Cgil. Ci aspettavamo che il   governo tenesse la posizione...e invece no". Per concludere: "La riforma era fatta per aumentare l'occupazione e la produttività delle imprese, ma mi pare che otteniamo gli effetti contrari". Schiaffoni e insulti - Una prima replica alla Marcegaglia era arrivata dal presidente del Consiglio Mario Monti, il quale aveva sottolineato che "la Confindustria rappresenta gli imprenditori, mentre il governo deve guardare all'interesse generale". E ancora: "La Marcegaglia si prenda la responsabilità delle dichiarazioni che ha fatto". La Fornero, in un'intervista apparsa questa mattina su La Stampa, c'è andata giù più dura: "Prima di tutto bisogna essere responsabili anche nei messaggi che si mandano ai mercati e all'estero, bisognerebbe davvero recuperare una rappresentazione corretta e non distorta delle cose e poi, prima di rilasciare certe dichiarazioni, l'articolato avrebbe meritato una lettura più pacata e attenta". Per il ministro, quella della Marcegaglia "è' una una reazione incomprensibile davanti a un cambiamento marginale e ragionevole che non stravolge certo il senso della riforma". E a proposito dell'articolo 18 e della questione del reintegro, aggiunge: "Non mi aspettavo una sfiducia così aperta nei confronti dei giudici, se si vuole il cambiamento non lo si può costruire sui pregiudizi. Salvo che si pensi che i giudici sono tutti ideologizzati: cosa difficile da sostenere".

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