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Pressing su Bossi Junior: "Forse si deve dimettere"

Scandalo inchieste: Renzo "il Trota", mai troppo amato, non si fa vedere in via Bellerio. Il capogruppo Galli: "Addio al Pirellone? Vediamo"

Andrea Tempestini
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Dopo Umberto, anche Renzo Bossi: l'inchiesta sui soldi della Lega gestiti dall'ex tesoriere Francesco Belsito rischia di provocare le dimissioni anche del Trota, coinvolto in prima persona dalle carte e dalle intercettazioni. Il denaro del Carroccio è servito anche a pagare gli studi e le lauree del figlio del Senatùr? E' un dubbio che attanaglia i vertici del partito, che infatti si stanno muovendo per spingere il giovane consigliere regionale leghista in Lombardia a lasciare il Pirellone: "Dimissioni? E' una valutazione che dovrà essere fatta", ha ammesso il capogruppo del Carroccio al Pirellone Stefano Gallil, parlando "a titolo personale". "Dovrà essere fatta quella chiarezza chiesta dal Consiglio federale - ha precisato - e se dovessero emergere fatti oggettivi va da sé che bisognerà fare una valutazione oggettiva di questa opportunità. Ma è valutazione che spetta al partito". Di seguito, l'articolo di Matteo Pandini Verso le tre di pomeriggio Umberto Bossi lascia la sede di via Bellerio, giusto un attimo prima che nel quartier generale arrivi Roberto Maroni. I due dovevano incontrarsi, così come desiderato dall'ex ministro dell'Interno. L'uscita del fondatore lumbard fa pensare all'ennesimo scontro nella Lega. Anche perché il Senatur si mostra nervoso. Non solo per le dichiarazioni contro «Roma padrona» dettate verso mezzogiorno da Gemonio, per giustificare quello che alcuni leghisti considerano un attacco della magistratura. A Milano, Bossi ha un gesto di stizza quando i fotografi gli circondano l'auto per immortalarlo. L'ormai ex segretario lumbard apre nervosamente la portiera, poi interviene un uomo della sicurezza per riportare la calma. Parla la ragazza del Trota: "Da lui mai un regalo..." «È una valutazione che dovrà essere fatta»: lo ha detto all'ANSA Stefano Galli, capogruppo della Lega al Pirellone e membro del Consiglio federale, alla domanda sulle voci di possibili dimissioni di Renzo Bossi da consigliere regionale in seguito alle inchieste giudiziarie sui conti della Lega. Galli ha comunque chiarito di parlare a titolo personale. «Dovrà essere fatta quella chiarezza chiesta dal Consiglio federale - ha risposto - e se dovessero emergere fatti oggettivi va da sè che bisognerà fare una valutazione oggettiva di questa opportunità. Ma è valutazione che spetta al partitò». Il gruppo del Carroccio in Consiglio regionale, a quanto si è appreso, non ha comunque ancora affrontato la questione. Renzo Bossi è consigliere dal 2010. Nessuno strappo con Bobo. Bossi si allontana un'oretta solo per andare nella chiesa di Santa Giustina. Quando rientra in via Bellerio fa il punto della situazione. Oltre a lui e Maroni ci sono Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti. Buttano giù l'agenda. Martedì prossimo si radunerà il comitato amministrativo guidato dal nuovo tesoriere Stefano Stefani per scandagliare i conti dopo la gestione di Francesco Belsito. Venissero confermati i sospetti degli inquirenti, per esempio i soldi del movimento usati per comprare i titoli di studio di Rosi Mauro, i maroniani sono pronti a chiedere provvedimenti disciplinari. Tradotto: sospensioni e - soprattutto espulsioni. Martedì sera è in programma al Creberg Teatro di Bergamo la manifestazione dell'orgoglio leghista. Attesi sia il Senatur che l'ex responsabile del Viminale. Belsito fuori controllo: "Sono il tesoriere più pazzo del mondo" Leggi l'approfondimento" Maroni scala la Lega: ecco le liste di proscrizione Leggi l'approfondimento Sondaggi, la Lega ha già perso l'1 per cento Leggi l'approfondimentoMercoledì sarà invece il turno del comitato che è stato scelto per traghettare i padani fino al congresso federale d'ottobre e di cui fa parte anche la vicentina Manuela Dal Lago. Confermate le date delle altre assise. All'inizio di giugno ci sarà quella lombarda, alla fine del mese toccherà al Veneto. Maroni non intende arretrare. Il vertice di ieri gli è servito per dimostrare una volta di più che lui non è il traditore del Senatur. E anche se pubblicamente preferisce far finta di nulla, sotto sotto le contestazioni dell'altro giorno fuori da via Bellerio l'hanno fatto imbestialire. Per questo ci saranno provvedimenti disciplinari, soprattutto dopo le Amministrative. Ma la base che fa riferimento a Bobo, i cosiddetti “Barbari sognanti”, ribolle e sta già alzando la voce. A Varese rullano i tamburi. La segreteria cittadina ha formalizzato un documento per chiedere il congresso federale in tempi brevissimi e le punizioni per «i traditori». Il tutto mentre nel direttivo provinciale dieci membri su sedici hanno deciso di sfiduciare il leader Maurilio Canton, che nell'ultimo congresso era stato imposto da Bossi contro la volontà di parecchi iscritti. Ora i lumbard chiedono la sua testa perché giovedì anche Canton era fuori da via Bellerio, dove alcuni militanti volevano esprimere solidarietà al Senatur. Peccato che la manifestazione sia degenerata negli insulti al «traditore Maroni», con tanto di cori e volantini. Mischiati tra la folla c'erano anche alcuni parlamentari (i deputati Marco Desiderati e Paola Goisis e i senatori Giovanni Torri e Lorenzo Bodega) e altri amministratori come consiglieri regionali e assessori. Nelle ultime ore parecchie sezioni stanno organizzando assemblee per fare il punto della situazione e scegliere il da farsi. Emerge una gran voglia di «fare pulizia». E si deve segnalare un po' di insofferenza nei confronti di Calderoli. Pochi non credono alle sue parole, quando l'altro giorno ha escluso di essersi intascato dei soldi del movimento. Però affiorano critiche per i legami con l'azzurro Aldo Brancher, definita storica cerniera tra la Lega e il mondo berlusconiano insieme, tra gli altri, a Giulio Tremonti. In un clima avvelenato e gonfio di sospetti, la Mauro giura la sua innocenza e si dice pronta a «ribattere alle porcherie e alle denigrazioni». Il suo avvocato assicura che non lascerà la vicepresidenza del Senato. Un maroniano di primissimo piano sbotta: «La cosa grave non è se ha comprato un titolo di studio. Il problema è se ha usato i soldi del partito. In quel caso, prima li dovrà restituire. Poi verrà espulsa. Vuole andare in tv a difendersi? Benissimo, ci sarà da ridere...».

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