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Renzo ha lasciato. Ma Maroni: "Solo primo atto pulizia. Non basta"

Caos Lega, il Trota lascia la regione: ora tocca a Rosi Mauro. Passo indietro pure di Canton. Bobo duro: "Adesso avanti tutta"

Matteo Legnani
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Era solo una formalità. Ma ora renzo Bossi non è più un consigliere della Regione Lombardia. Il Trota, figlio dell'ex leader leghista Umberto Bossi, ha rassegnato le dimissioni martedì mattina nelle mani del capogruppo leghista al Pirellone Galli (poco dopo ha presentato le dimissioni anche il segretario provinciale della Lega di Varese, Maurilio Canton). Renzo è accusato di aver utilizzato dei soldi destinati al partito per le sue spese personali. Le dimissioni verranno ratificate dal Consiglio regionale nella seduta del 17 aprile. La base leghista, con il passo indietro del Trota, ha ottenuto un primo risultato, ma i militanti duri e puri vorrebbero l'espulsione del simbolo di questo scandalo, Renzo, dal movimento leghista. Renzo Bossi ha poi lasciato il Pirellone senza rilasciare alcuna dichiarazione. Maroni: "Avanti tutta" - Uno dei primi a commentare le dimissioni di Renzo Bossi è stato Roberto Maroni: "Primo atto delle pulizie di primavera, ma non basta di certo. Adesso avanti tutta", ha scritto l'ex ministro dell'Interno sulla sua pagina di Facebook. E in un'intervista al settimanale Vanity Fair, in edicola mercoledì 11 aprile, spiega di aver provato a mettere in guardia il Senatùr sui comportamenti del Trota: "C'erano già stati episodi che dovevano metterlo in allarme. Non gravi come quello che sta venendo fuori, ma i segnali c'erano". Renzo: "Caccia alle streghe" - Il Trota dopo le dimissioni non ha voluto parlare, ma ha scritto una lettera aperta ai militanti del Carroccio sul quotidiano Brescia Oggi per spiegare la sua posizione: "Non faccio mistero di come il cognome che porto mi abbia aiutato. Ma mi ha anche gettato in prima linea e costretto a dimostrare ogni giorno che le 13mila preferenze prese sul territorio erano frutto della mia passione politica e non del nepotismo di cui mio padre, la cui unica colpa è quella di aver dato un'anima alla Padania, è stato più volte accusato". E ancora, sul padre Umberto, spiega di avere "preso esempio, nella vita e in politica, cercando di mutuare nel quotidiano i valori con cui ci ha sempre cresciuti". Sul passo indietro aveva puntualizzato: non è figlio di "responsabilità o atteggiamenti equivoci", ma arriva soltanto "per senso morale" e come risposta "a chi nei giorni scorsi si è preso la briga di aprire, all'interno del movimento, una vera e propria caccia alle streghe". Lascia pure Canton - Nella Lega cominciano così a cadere le teste. E dopo Renzo anche il segretario provinciale di Varese del Carroccio, Maurilio Canton, ha rassegnato le proprie dimissioni. Canton era stato voluto fortemente dall'ex segretario Umberto Bossi, e la scorsa settimana aveva manifestato la propria solidarietà al Senatùr distribuendo dei volantini che definivano Maroni un "Giuda". Il gesto non è stato digerito dai barbabri sognanti, che hanno spinto per il passo indietro di Canton.

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