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Permesso soggiorno nozze Multato comune leghista

Il Tribunale di Brescia sanziona il municipio di Chiari: il matrimonio, infatti, rientra nei diritti inviolabili e universali dell'uomo

Matteo Legnani
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Ordinanza "discriminatoria". Così il tribunale di Brescia ha definito un provvedimento del Comune di Chiari, centro a guida leghista, che obbligava gli immigrati intenzionati a convolare a nozze a presentare il permesso di soggiorno. La decisione del giudice ha accolto il ricorso presentato dalla Fondazione Guido Piccini, dall'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) e della Camera del Lavoro di Brescia contro il Comune, condannato a pagare 4mila euro di spese legali. Il giudice ha sottolineato la natura "discriminatoria" del provvedimento richiamandosi a una sentenza della Corte costituzionale, la numero 245 del 2011. Secondo cui il matrimonio, espressione della libertà e dell'autonomia della persona, rientra nei diritti inviolabili dell'uomo, caratterizzati dall'universalità. Anche l'articolo 31 della Costituzione esclude la legittimità di limitazioni di qualsiasi tipo alla libertà matrimoniale. "Sono oramai quattro anni, dalla vicenda del bonus bebè a Brescia, che presentiamo e vinciamo ricorsi contro provvedimenti ideologici dei Comuni amministrati dal centro destra e dalla Lega Nord - dice il segretario provinciale della Cgil Damiano Galletti - Messi assieme, sono diverse centinaia di migliaia di euro di denaro pubblico che alcuni amministratori locali hanno deciso di sperperare per sostenere le loro campagne ideologiche. Certo, viste le cronache degli ultimi giorni e l'uso privato di denaro pubblico fatto da alcuni esponenti di forze politiche, potremmo dire che questo oramai non stupisce più, ma la gravità resta comunque".

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