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Vita amara di Piermario: orfano e fratello suicida, talento sfortunato

Dramma Morosini: ha perso padre e madre da giovanissimo, lascia una sorella con handicap. Il maestro: "Dolcissimo"

Giulio Bucchi
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Una carriera che prometteva ancora tanto, che sembrava poter riscattare una vita - quella vera, fuori dal campo - amarissima, segnata da drammi e lutti. Quasi un accanimento del destino. Piermario Morosini, centrocampista del Livorno morto a 26 anni per un arresto cardiaco al 31' della gara tra il Pescara e il suo Livorno, aveva alle spalle successi e soddisfazioni: campione d'Italia allievi con l'Atalanta, 18 presenze con l'Under 21 (e un Europeo di categoria, in squadra con Balotelli, Marchisio, Abate, Giovinco), il trasferimento all'Udinese e poi buone esperienze in serie B, tra Vicenza e Livorno, appunto. "Era dolcissimo. Teneva sul volto velatamente triste una dolcezza incredibile e aveva una disponibilità totale nei confronti dei compagni", lo ricorda commosso il suo maestro, il responsabile del settore giovanile dell'Atalanta Mino Favini. Una vita amarissima - Velatamente triste perché la vita con Morosini era stata spietata. "Pensavo che l'avesse già provato fin troppo e invece è arrivata anche quest'ultima tragedia", continua Favini, spiegando: "Mario è stato sfortunatissimo. Aveva perso la mamma che era un bambino e poi il papà, poi il fratello handicappato si è suicidato e gli era rimasta la sorella, anche lei con handicap". Per Favini, legato da anni al giocatore ("L'ho conosciuto quando aveva 12-13 anni, ha giocato in tutte le nostre squadre giovanili e di tutte è stato capitano, fino alla primavera. Poi è stato acquistato dall'Udinese che prese in blocco quattro ragazzi nostri") non c'è alcuna critica da fare al sistema dei controlli medici: "Non c'è mai stato nessunissimo problema. Abbiamo l'obbligo di compiere controlli e verifiche annuali e lui non ha mai avuto nessun problema". Il ricordo di Pozzo - "E' una delle giornate più tristi della mia carriera nel calcio, perché in 26 anni non ricordo un episodio così grave". A parlare è il presidente dell'Udinese Giampaolo Pozzo, che nel 2004 fece fare il grande salto a Morosini. "Sono venuto a sentire dalla televisione che era stato male. Dopo un'ora e mezza abbiamo avuto notizia del decesso. L'allenatore e i giocatori si sono subito rifiutati di giocare. Non c'era lo stato d'animo giusto per poter scendere in campo", ha detto a proposito della sospensione del campionato di serie A.

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