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Quel trans chiamato Donatella che fa impazzire i registi

La Finocchiaro è candidata ai David come migliore attrice per "Terraferma": "Per le donne non c'è spazio, meglio ruoli estremi"

Lucia Esposito
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Ha una laurea in Giurisprudenza e un curriculum come poche. Donatella Finocchiaro, candidatura ai David come Miglior Attrice per «Terraferma» di Emanuele Crialese, è già pronta a girare altri due film. I suoi personaggi hanno sempre messo in mostra la formidabile carriera di una delle migliori attrici in circolazione, che nella vita come sullo schermo, non ha mai rinunciato al filo rosso che lega sentimenti e stati d'animo. L'unica difficoltà che ha un regista  è quella di farle dimenticare quant'è bella. Ma se il personaggio la intriga, l'aspetto fisico passa in secondo ordine. In fondo non ha mai basato la sua carriera come femme fatale. Infatti a dispetto delle «cattive ragazze» che vanno dappertutto e poi restano all'angolo,  i registi cercano lei per offrirle ruoli, non provini. Ed è questo che fa la differenza. Ha accettato anche di interpretare un trans. Non facile per una attrice catturare lo spirito di un trans è una sfida decisamente impegnativa.«Mi è piaciuta l'idea», racconta Donatella, «Matteo Botrugno e Daniele Colluccini hanno scritto “Rito di primavera” un film su un trans brasiliano. È una storia molto interessante. So che non sarà facile interpretarlo, ma spero che ci siano sempre registi bravi e pronti ad offrirmi ruoli estremi, come hanno fatto loro. Credo che il nostro cinema deve puntare sempre di più sui giovani autori di talento che sanno raccontare ciò che accade nella vita. Inizieremo a girare a fine anno con location tra Roma e Rio De Janeiro». Il ruolo della donna - La Finocchiaro non ha soltanto questo progetto. Il lavoro non le manca. Ha finito di girare un corto di Pasquale Scimeca, sulla figura di Giovanni Falcone. «Lo abbiamo fatto per ricordare un eroe del nostro tempo a vent'anni dalla sua morte avvenuta il 23 maggio», precisa, «in Sicilia è nato il «Convitto Falcone», ed io interpreto la mamma di un bambino che riesce ad entrare in questa scuola. Per un'attrice è sempre positivo parlare di donne che hanno coraggio». Parlerà della vita delle donne di oggi  anche il 21 aprile  nell'evento speciale «Straordinario femminile», del festival Linea d'Ombra diretto da Peppe D'Antonio. «C'è molto da dire sulla figura femminile e sul mondo del cinema riservato alle donne», aggiunge la protagonista di «Angela», «come attrice, mi ritengo fortunata, ho sempre interpretato ruoli unici e con grandi registi. Però statisticamente i personaggi femminili sono sempre minori rispetto ai ruoli maschili». L'attrice forse rimpiange i ruoli femminili che il cinema americano, ma anche italiano costruiva per le attrici. Da molti anni le donne faticano a trovare ruoli all'altezza. «I pregiudizi li aveva già Shakespeare. Diceva che le attrici non esistevano, perchè erano gli uomini che potevano indossare gli abiti femminili e poi interpretarle. È un dato di fatto: sono rimaste co-protagoniste. Come nella politica e nel sociale. La parità è ancora lontana. Per fortuna tutto ciò non fa parte delle caratteristiche dei colleghi maschi». Sul grande schermo, molto spesso, ha interpretato ruoli di donne forti e coraggiose. Anche nella vita privata non è da meno: «Sono concreta, vedo il lato positivo delle cose anche quando non sembrano giuste. Ogni giorno mi alzo e guardo avanti. Solo il teatro mi manca come una «costola». Lo amo moltissimo, ma la difficoltà è quella di impegnarmi per una tournè. L'ho già fatto e ho dovuto rinunciare ad un film». Sogno Almodovar -  La prossima candidatura ai David come miglior attrice per il film di Crialese «Terraferma», la inorgoglisce. «È la quarta volta che mi propongono, ma la vita offre sempre delle sorprese. Ho amato molto questo film come ho amato il personaggio di Giulietta». E per non farsi mancare nulla e dimostrare di essere una attrice completa, dal drammatico al comico (vedi per esempio il film di Giovanni Veronesi «Manuale d'amore 3»), ecco che il prossimo film sarà un horror. «Un film «di paura» sarebbe perfetto per questa atmosfera», annuncia con un sorriso, «il regista Alfredo Covelli me ne ha proposto uno. Ma se vogliamo parlare di  crisi sociale, il peggio è per i giovani che hanno poche alternative. Sento continue lamentele. Sì è vero, stiamo toccando il fondo, ma    sono convinta che ci sarà  una risalita». Ha lavorato con i più grossi registi italiani (Roberta Torre, Bellocchio, Tornatore, Crialese tra gli altri), ma ha ancora un desiderio da esaudire: «Ferzan Ozpetek, un regista che adoro. Mi piacerebbe molto lavorare con lui. E se dovessi scegliere un regista con cui andare a cena, mi piacerebbe farlo con Pedro Almodovar». Ma il fidanzato, spiega, non è geloso? «Si un po' si. È di Catania come me». di Annamaria Piacentini

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